Occhio al latte, occhio al biberon.. e se tornassimo al seno?

13 Ottobre 2008
Occhio al latte, occhio al biberon.. e se tornassimo al seno?

I tempi sono davvero molto duri per i nostri piccolini. Lasciamo per ora da parte la tragica emergenza dei lattanti cinesi avvelenati, accuratamente tenuta nascosta per non “dare scandalo” proprio al momento della grande festa olimpica. Per i nostri bambini ci sono rischi un po’ meno letali, però molto più vicini.

Vicini, ad esempio, come il biberon o il morbido pupazzetto di plastica che gli mettiamo nella culla. Questi prodotti, e in genere le plastiche morbide (policarbonate), contengono Bisfenolo-A (o BPA): sono belle, spesso trasparenti, a prova di rottura. Però, rilasciano composti che a bassa dose ‘fanno il verso’ agli ormoni corporei, alterando l’equilibrio endocrino.

Queste cose si sanno da tempo. Il BPA è stato identificato nel 1891, è in commercio da oltre cinquant’anni – oggi se ne trattano 2-3 milioni di tonnellate l’anno, i maggiori produttori sono Bayer, Dow Chemical, GE.. – e dei suoi possibili rischi si parla fin dagli anni ’30. Ma, davvero il BPA può essere un pericolo per la salute?

C’è una letteratura molto ampia sul rapporto BPA/salute, soprattutto nei lattanti, con sfumature che vanno da ‘grave allarme’ a ‘in fondo niente di grave’. Poi il 17 settembre 2008 Iain Lang ha pubblicato sul sito di JAMA il primo studio di vasta portata (1500 adulti) che monitora presenza/effetti del BPA sugli esseri umani. Risultati: alti livelli di BPA nelle urine erano correlati in modo significativo con malattie cardiache, diabete e anormalità in alcuni enzimi epatici. L’editoriale relativo sollecita ovviamente conferme a questo studio ‘preliminare’ ma le cui conclusioni sono considerate ‘biologicamente plausibili ’ rispetto ai precedenti studi su animali (Lang IM et al, JAMA. 2008 Sep 17;300(11):1303-10. Epub 2008 Sep 16).

A questo punto si è scatenata, come al solito, una bagarre scientifico-industrial-regolamentare. Possiamo anticipare una cosa bizzarra: basta andare su Wikipedia (BPA) per trovare più di 70 studi anti-bisfenolo; poco più in là ci sono bibliografie (un po’ meno ricche) tutte pro-bisfenolo. Cosa hanno fatto i diversi paesi?

In Canada, il ministro della Sanità ha chiesto il bando del BPA nei biberon (importazione, vendita e pubblicità). Wal-Mart, il colosso americano della grande distribuzione, ha annunciato che avrebbe immediatamente ritirato dai suoi negozi biberon, succhietti, eccetera contenenti BPA. Toys-R-Us, gigante del giocattolo, ha annunciato che avrebbe fatto lo stesso.

Negli Stati Uniti, la Food and Drugs Administration ha dichiarato da tempo che il BPA è ‘sicuro’. Tuttavia, come afferma il presidente del comitato sul BPA: “La FDA si è basata su due soli studi finanziati dalle industrie, mentre altri organismi autorevoli hanno usato tutti i dati disponibili per arrivare a conclusioni molto diverse”.

La FDA ha ignorato le critiche. Il Comitato per la sicurezza del consumatore ha detto che senza i biberon al BPA i bambini potrebbero tirarsi le bottiglie in testa e farsi male. L’Associazione dei produttori di beni di consumo (Grocery Manufacturer Association) ha detto che ci sono ampie prove di non-rischio, e che senza i contenitori foderati di resine epossidiche al BPA il botulismo e l’E. coli potrebbero diffondersi. Tuttavia, la FDA ha creato un nuovo gruppo di studio, i cui risultati (tutto bene!) sono stati anch’essi resi pubblici a settembre.

L’editoriale che accompagna il Lang Study su JAMA sottolinea che l’FDA ha usato test risalenti agli anni ‘80, usando solo alte dosi (mentre la tossicità si manifesta a basse dosi) e si è riferita principalmente a studi finanziati dall’industria chimica. Però l’American Chemistry Council afferma soddisfatto: “Il peso dell’evidenza scientifica continua a supportare la conclusione di tutti i governi del mondo, e cioè che il BPA, presente in tracce in alcuni prodotti, non è un problema sanitario significativo”.

In Italia, l’EFSA, l’agenzia europea per la sicurezza, pubblica uno studio per dire che il BPA è sicuro: però datato gennaio 2007. Il 17 settembre 2008, data dello studio di Lang, uno studio più aggiornato (“fate attenzione!”) è stato pubblicato in rete da Europass. In pratica, né in Europa né in Italia – per quanto ci risulta – nessuno ha fatto niente.

Che si può fare?

  • Cominciamo a controllare qualche sigla: se c’è il triangolo di frecce con un 7 al centro, o con 03 (PVC), le plastiche possono rilasciare BPA.
  • Scaldiamo il latte ma non scaldiamo i biberon: la dose di BPA rilasciata può crescere anche di 50 volte. (L’ha confermato perfino la FDA).
  • Cerchiamo di eliminare tutta la plastica non strettamente indispensabile (succhietti, dentaruoli, giochini); se questo vi costa troppe notti di sonno perso, vedete voi di bilanciare rischi e vantaggi.

Soluzione-natura

Molta plastica si può sostituire: con altri materiali, con carote e fette di ananas, anche con altra plastica purché non morbida. In America stanno conoscendo un nuovo boom (anche tra gli sportivi e i viaggiatori) le bottiglie di acciaio inox. Ma, la soluzione più sicura per i biberon a rischio è sicuramente un’altra, e cioè allattare al seno.

Ricordiamo alcuni degli infiniti vantaggi dell’allattamento al seno: ‘pranzo’ sempre pronto e perfettamente igienico, anche in viaggio o in piena notte; allattamento sempre disponibile a richiesta, così come consiglia la scienza neonatale più avanzata; palato che resta perfetto, se non usate o usate poco il succhietto. (Nota bene: tutti i bambini, verso gli 8-10 anni, devono raddrizzarsi i denti e il palato. Una volta su diecimila arriva dal dentista un bambino col palato perfetto, e si chiamano tutti gli assistenti a vedere: quello è un bambino che è stato allattato al seno).

Ricordiamo anche i due ostacoli principali all’allattamento al seno. Il primo è la tecnica della pesata pre-post poppata, che è totalmente inutile (l’importante è pesare ogni tanto il bimbo, per vedere che cresca bene). Questa tecnica ingenera infinite angosce, e si è dimostrata efficacissima nell’allontanare le donne dall’allattamento naturale.

L’altro fattore anti-poppata è il timore (ben fondato) delle mamme che l’allattamento più o meno in pubblico scateni reazioni imbarazzate o ostili. A parte la stupidaggine della cosa, esistono oggi graziose magliette ‘da allattamento’ studiate proprio per questo scopo: si allatta anche in pubblico in totale discrezione, senza mostrare il seno, offrendo il latte al bimbo con il movimento di una sola mano.

Nel frattempo, che l’EFSA e il ministero della Salute italiano prendano le loro decisioni. Il rischio è che i nostri bambini, quando tutto sarà chiarito, avranno già l’età del liceo.