Il Calcio ha smesso di fare del bene. Finalmente anche la Scienza se ne accorge
Qualsiasi tipo di calcio si introduca nell’organismo, attraverso i latticini o attraverso le integrazioni, l’organismo rischia di riceverne un danno se solo si superano i 1400 mg al giorno di assunzione complessiva.
Purtroppo si tratta di un livello che è troppo vicino ai livelli minimi raccomandati a livello istituzionale (dai 1000 ai 1500 mg al dì a seconda delle età), e se fosse un farmaco ad avere queste caratteristiche, il suo uso verrebbe definito “estremamente pericoloso”.
In medicina infatti quando il dosaggio consigliato è vicino al dosaggio che può provocare danno, si cerca di evitare l’uso di quel farmaco per i rischi presenti.
Per il calcio il dosaggio consigliato da una Medicina un po’ stantia e poco attenta alle evoluzioni è spesso superiore a quello a cui è stato documentato un danno.
Purtroppo infatti, a tutti gli adolescenti viene suggerito dalle linee guida di usarne almeno 1500 mg al dì, mentre tutte le donne che anche solo si avvicinano alla menopausa vengono invitate ad assumerne “come minimo” 1500 mg al giorno.
Sembra che yogurt (750 mg calcio per confezione da 500), latte (1250 mg per litro) e formaggio (1150 mg per 100 g di formaggio grana, 650 mg di calcio per un etto di stracchino) diventino alimenti obbligatori da mangiare in quantità notevole quando una qualsiasi donna supera i 40 anni.
Risale a solo pochi anni fa il passaggio da un dosaggio di 800 mg al giorno a un suggerimento quasi raddoppiato. E allora c’è da domandarsi perché la Scienza passi certi momenti di assoluta astrazione dalla realtà e segua in modo più o meno consapevole le indicazioni di alcune lobby alimentari.
La ricerca che è stata pubblicata sul British Medical Journal del febbraio 2013 descrive gli effetti a lungo termine nel sesso femminile della assunzione di calcio, riuscendo a definire la corrispondenza tra le diverse malattie e i livelli di assunzione giornaliera (Michaelsson K et al, BMJ. 2013 Feb 12;346:f228. doi: 10.1136/bmj.f228),
Diciamo che fino a livelli di assunzione intorno agli 800 mg al giorno non ci sono particolari effetti da registrare, mentre per livelli vicini ai 1400 mg (facilmente raggiungibili con tazzona di latte, una porzione di stracchino, qualche cubetto di formaggio grana e uno yogurt) proseguiti per un tempo prolungato, gli effetti di aumento della mortalità per tutte le cause (cardiovascolari o tumorali che siano, escludendo l’ictus) sono decisamente elevati.
Nessun effetto deleterio invece è emerso dalla assunzione di bassi livelli di calcio (sotto ai 600 mg/giorno).
Si tratta di uno studio effettuato su 61.000 donne seguite per una media di 19 anni, con dimensioni di popolazione di tutto rispetto.
Lo studio non ha dimostrato un rapporto di causalità tra latticini o calcio e malattia, ma solo una relazione molto stretta tra i due eventi (per dimostrare una causalità bisognerebbe impostare lo studio in modo diverso). Talmente stretta da suggerire agli estensori dell’articolo di consigliare l’uso del calcio solo in situazioni in cui i benefici superino di molto e con chiarezza i possibili rischi.
I danni da uso eccessivo di Calcio sono stati già dimostrati soprattutto negli uomini (vedi tutti gli articoli correlati) e questo lavoro definisce con certezza questa relazione anche per il mondo femminile.
Ci tornano quindi alla mente le considerazioni già fatte sull’eccesso di diagnosi di osteoporosi e sulla necessità di mantenere l’alimentazione in equilibrio.
Ricordiamo anche la documentata azione negativa del calcio sulle reazioni allergiche (ostacolando l’azione di zinco e rame) e quindi lo riteniamo coinvolto anche se indirettamente anche nella genesi dei sempre più diffusi fenomeni infiammatori a bassa intensità.
Non fa male il calcio, ma il suo eccesso, tragicamente vicino al livello di normalità raccomandato per tutti e purtroppo innalzato proprio in anni recenti, in dispregio degli studi effettuati e di quelli in corso di pubblicazione.
Non fanno male neanche il latte e i latticini, se fanno parte dell’alimentazione in modo ragionato. Quando diventano l’unica fonte proteica o si trasformano in prodotti ripetutamente assunti grazie alla pubblicità martellante, allora è giusto lasciare spazio anche al fiorire di qualche perplessità in più, e all’espressione di qualche critica su modelli alimentari proposti in modo così diffuso e insistente.