Ipertensione e patate: la vera colpa è dello zucchero
Chi soffre di ipertensione, o conosce almeno una persona che ne soffre, alzi la mano. La prevalenza della patologia è altissima, il che vuol dire che se si è tra coloro che hanno alzato la mano, si è in buona compagnia.
Non che sia di particolare consolazione, perché la pressione alta resta un fattore di rischio importante per la patologia cardiovascolare, ma il percorso per tornare in equilibrio col proprio organismo è a portata di mano e la consapevolezza del proprio stato è spesso il primo passo di un percorso per ritrovare l’equilibrio.
La nutrizione ha notoriamente il suo ruolo nello sviluppo e nel controllo della patologia, tanto che ogni terapia antipertensiva che si rispetti dovrebbe cercare, collateralmente ad altri interventi, ad esempio, un’attenzione nell’assunzione del sale.
Uno studio pubblicato nei giorni scorsi sul BMJ ha riportato l’attenzione sulla variabile nutrizionale nel controllo dell’ipertensione e ha valutato, questa volta, il valore di alimenti ad alto e basso indice glicemico utilizzati nella quotidianità sui valori, appunto, di pressione arteriosa.
In particolare, è stato valutato il ruolo della patata, come vegetale ad alto impatto glicemico.
La patata ha per altro un’altra caratteristica interessante: quella di essere tra i vegetali particolarmente ricchi di potassio, con le caratteristiche positive che questo minerale possiede nei confronti del controllo della pressione sanguigna.
A quanto pare dalla valutazione del BMJ, il contenuto di potassio nella patata non basta a prevenire l’ipertensione in chi ne faccia consumo, a prescindere dal tipo di patata e di cottura utilizzate.
La cosa interessante dello studio è un’altra: la sostituzione di una porzione quotidiana di patate (bollite, al forno, o sotto forma di purée) con una stessa porzione di vegetali non amidacei ha evidenziato una riduzione significativa del rischio di ipertensione.
Questo significa che la patata è lontana da essere il reale problema, ma che un uso più sensato del carboidrato può essere un complice importante nel recupero di un equilibrio migliore con il proprio organismo.
L’utilizzo di carboidrati a lento assorbimento, l’abbinamento degli stessi con una quota proteica e un saggio uso dei grassi buoni può fare la differenza.
L’uso della patata, magari bollita, con dell’olio a crudo aggiunto (l’olio abbassa l’impatto glicemico della patata) può essere addirittura migliore di scelte nutrizionali come il piatto di riso bianco o di pane o pasta non integrale.
I carboidrati non necessariamente devono essere considerati un nemico cattivo, ma piuttosto una risorsa nutrizionale da usare con intelligenza, prediligendo l’integrale (o, ancora meglio, i carboidrati naturalmente presenti in frutta e verdura fresca) e abbinando sempre questo tipo di ingrediente, anche a qualcos’altro (proteine e grassi buoni).
Sono i picchi glicemici ad essere il problema più dei carboidrati in sé, e sostituire la pasta bianca con quella integrale (e con una bella insalata ben condita di proteine buone, una volta ogni tanto) potrebbe essere una soluzione semplice, efficace e alla portata di tutti, anche per un migliore controllo dei propri valori di pressione sanguigna.