Il salto della colazione, l’unico sport che può fare veramente male
La prima colazione, grazie ai segnali metabolici che invia all’intero organismo, rappresenta uno dei momenti fondamentali della relazione tra ogni essere umano e l’energia contenuta negli alimenti.
Ormai non si tratta più solo del buon consiglio “dato dalla nonna”. Numerose ricerche stanno verificando che gli anni passati a bere solo un caffè volante, spesso zuccherato, accompagnato da un dolcetto sono stati anni sprecati per la salute.
Con la complicità di moltissimi messaggi pubblicitari, la prima colazione è diventata una proposta solo dolce, a base di merendine o creme dalla dubbia qualità compositiva.
Mese dopo mese, sulle riviste di medicina più importanti del mondo, vengono pubblicati i risultati di lavori che definiscono in modo preciso che quel momento della giornata alimentare è importante e che va ad interagire con l’organismo non solo attraverso le calorie apportate, ma attraverso uno stimolo e un segnale che coinvolge tutto il sistema ormonale e metabolico dell’organismo che in modo già definito va a stimolare:
- Migliore resa scolastica
- Dimagrimento
- Riduzione della glicemia pomeridiana e della emoglobina glicata
Sappiamo già infatti che una corretta prima colazione (a base di carboidrati integrali, proteine, frutta e verdura e non certo a base solo di merendine o brioche) può migliorare in modo documentato la resa scolastica e i voti degli studenti. Lo stesso concetto si può applicare alle persone adulte che devono rendere efficacemente sul lavoro.
L’azione su leptina e adiponectina data dalla prima colazione aiuta e facilita il dimagrimento e può documentare un indice di massa corporea sicuramente ridotto rispetto a chi non la fa, come pubblicato su Chronobiology International fin dal 2014 (Reutrakul S et al, Chronobiol Int. 2014 Feb;31(1):64-71. doi: 10.3109/07420528.2013.821614. Epub 2013 Oct 4). Inoltre, trasferire la maggior parte delle calorie sul primo pasto della giornata porta a ridurre la glicemia pomeridiana e a regolarizzare l’emoglobina glicata.
A questi dati però si sono aggiunte altre ricerche che vanno a completare la conoscenza su questo tema.
Un gruppo di epidemiologi giapponesi ha pubblicato sul Journal of Epidemiology i risultati di uno studio di coorte da cui si può capire che chi non fa la prima colazione ha un rischio di ammalarsi di diabete alimentare (quello di tipo 2) che è quasi doppio di chi invece fa regolarmente il suo pasto del mattino (Uemura M et al, J Epidemiol. 2015;25(5):351-8. doi: 10.2188/jea.JE20140109. Epub 2015 Mar 14).
In modo ancora più convincente, lo studio giapponese effettuato su quasi 90.000 persone seguite per una media di circa 19 anni, e pubblicato su Yonago Acta Medica nel 2016, ha rilevato che le persone che non fanno la prima colazione hanno circa un rischio di una volta e mezza (rispetto a chi mangia al mattino) di ammalarsi di malattie cardiovascolari e quasi lo stesso incremento si mantiene per la mortalità da tutte le cause (Yokoyama Y et al, Yonago Acta Med. 2016 Mar;59(1):55-60. Epub 2016 Apr 1).
Questi risultati documentano una correlazione stretta e non un rapporto di causa effetto diretto, e infatti, per giustificarne i risultati, si considerano sia i possibili effetti diretti di tipo ormonale sia quelli legati a un life style più attento in chi fa la prima colazione rispetto a chi non la faccia.
Non è troppo importante sapere se sia dominante un effetto o l’altro. L’esperienza di miglioramento delle performance fisiche e mentali e l’interferenza sull’obesità e sull’infiammazione fanno sì che gli effetti positivi si possano verificare nel volgere di poco tempo in quasi tutte le persone che iniziano a nutrirsi bene.
E il benessere è poi contagioso e porta le persone a migliorare i propri comportamenti alimentari per una sempre maggiore percezione di benessere.
Per chi non la fa abitualmente, si può cominciare da domattina, per ottenere grandi vantaggi con poco impegno.