Proteine del futuro: davvero mangeremo insetti, alghe e meduse?
Da alcuni anni si sente parlare di insetti, ma anche di alghe e meduse, come fonti di sostentamento per il futuro.
Secondo le previsioni, nel 2030 la popolazione mondiale sarà di 9 miliardi di abitanti e riuscire a garantire a tutti un corretto apporto di nutrienti e in particolare di proteine aggraverà i problemi ambientali.
Gli allevamenti intensivi hanno un elevato impatto sugli ecosistemi a causa delle emissioni di CO2, dell’inquinamento delle acque, della deforestazione, fenomeni che portano a cambiamenti climatici repentini e che potrebbero abbreviare di molto la vita del nostro pianeta.
Per questo motivo la FAO incentiva la diffusione di alcuni novel food quali insetti e alghe, la cui produzione avrebbe una resa elevata e un impatto sull’ambiente decisamente inferiore rispetto agli allevamenti tradizionali.
Gli insetti inquinano meno di qualsiasi altro animale d’allevamento: producono meno gas serra e meno ammoniaca, richiedono meno spazio, meno acqua, meno cibo e soprattutto riciclano biomasse di scarto. Inoltre, hanno tempi di riproduzione rapidissimi ed estremamente redditizi per chi li alleva: alcune specie possono, in estate, raggiungere le 9 generazioni in un mese.
Dal punto di vista nutrizionale il contenuto e il valore biologico delle proteine fornite dagli insetti è molto elevato e non ha nulla da invidiare a quello di carne e pesce. A parità di massa edibile, gli insetti contengono fino all’80% di proteine; uno sciame di locuste, da 20 milioni di esemplari, può fornire circa 30-40 tonnellate di proteine nobili. Inoltre, gli insetti sono ricchi di grassi mono e polinsaturi, i così detti grassi “buoni”.
Perfino il contenuto di ferro, in alcuni casi, è uguale o superiore al manzo: 100 grammi di locuste racchiudono da 8 a 20 mg di ferro contro i circa 6-7 mg del fegato bovino. Alcuni insetti, come i grilli hanno alte concentrazioni di aminoacidi, vitamina B12, riboflavina, vitamina A e secondo gli intenditori, avrebbero anche un ottimo sapore.
Gli insetti sono consumati abitualmente in alcuni paesi dell’Africa e dell’Asia, come Cina e Tailandia, ma anche in Messico. Secondo le statistiche della FAO gli insetti più usati a scopo alimentare sarebbero Coleotteri, seguiti da Lepidotteri e bruchi (dunque cavallette, grilli, cicale, cimici e svariati tipi di vermi).
La FAO ha individuato circa 1900 specie di insetti commestibili che potrebbero entrare a far parte della nostra dieta, ma per i paesi occidentali, e in particolare per l’Italia, esiste un problema culturale.
Da un’indagine della Coldiretti, il 54% degli Italiani sarebbe contrario a questa rivoluzione alimentare. Eppure, in passato, la dieta degli Europei contemplava gli insetti. Aristotele descriveva le cavallette come uno spuntino lussuoso e Plinio il Vecchio raccontava di come i Romani mangiassero le larve di scarabeo. La stessa aragosta, che oggi consideriamo una prelibatezza, è di fatto una cugina gigante degli insetti.
Per capire che cosa ci attenderà a medio termine è sufficiente visitare i supermercati di Belgio e Olanda, Germania e Svizzera, dove gli insetti sono già presenti sotto forma di hamburger, farine proteiche, creme spalmabili. Anche da noi, il punto di partenza per la loro accettazione, sarà probabilmente quello di inserirli all’interno di alcuni prodotti più conosciuti e familiari.
Un altro novel food già presente da tempo sul mercato sono le alghe, organismi vegetali ricchissimi di vitamine minerali e facilmente coltivabili.
Vi sono svariati tipi di alghe, di acqua dolce o salata, con caratteristiche e proprietà nutrizionali differenti. Possono essere inserite negli integratori, essiccate o usate per varie preparazioni, dal sushi all’agar agar (un addensante naturale). Alcune si usano per preparare delle vere e proprie insalate di mare e rispetto agli insetti, sono state accolte con meno diffidenza.
Altra novità alimentare, proveniente dal mare, sono le meduse. Si tratta di organismi semplici, composti prevalentemente da acqua (95%), sali minerali e proteine, tra cui il collagene. Ne esistono svariate specie, alcune vivono in simbiosi con microalghe che ne arricchiscono i tessuti di acidi grassi omega-3 e omega-6.
Le meduse fanno parte della tradizione millenaria della cucina cinese e del Sud-est asiatico, sono per lo più rizostomee tropicali e di grandi dimensioni, di cui esistono veri e propri allevamenti. Alcune specie del Mediterraneo hanno caratteristiche simili, quindi sono potenzialmente commestibili.
Secondo alcuni ricercatori il loro utilizzo in campo alimentare , oltre a rappresentare una risorsa alimentare per l’uomo, potrebbe mettere un freno alla eccessiva proliferazione di questi organismi nelle acque italiane ed europee, con un impatto positivo per l’ecosistema marino. Al momento sono in corso degli studi per individuare le specie sicure, validarne la sicurezza, i metodi di trattamento e il possibile utilizzo.
Sotto questo punto di vista il 2018 rappresenta un momento importante per la svolta alimentare dell’intera Unione Europea. Infatti, dal 1° gennaio, infatti, è entrato in vigore il Regolamento (UE) n. 2015/2283 del 25 novembre 2015 che si disciplina la produzione e il commercio dei novel foods in Europa.
Tecnicamente i novel foodssono tutti quegli alimenti che non venivano consumati in maniera sistematica in Europa prima del maggio 1997, anno in cui venne pubblicata la normativa CE 258 che regolava per la prima volta l’immissione sul mercato dei nuovi alimenti.
Quindi non sarà più un singolo Stato membro dell’Unione Europea ad approvare l’immissione sul mercato di un novel food a sua discrezione, ma da ora in poi un’azienda che voglia immettere sul mercato un prodotto novel food dovrà prima chiedere l’autorizzazione alla nazione di appartenenza, la quale dovrà sottoporre il tutto al vaglio degli Stati membri dell’UE e, se necessario, ricorrere ad un’ulteriore autorizzazione data dall’EFSA, autorità europea per la sicurezza alimentare.
Sarà fondamentale trattare gli insetti, alghe e meduse con la stessa attenzione igienico sanitaria di qualunque altro alimento. Dovranno essere catalogate le possibili parassitosi, le reazioni allergiche, le linee guida per gli allevamenti, e nel caso degli insetti anche per la “macellazione”, perché avvenga nei modi tecnicamente ed eticamente coretti. I veterinari dovranno essere adeguatamente formati e aggiornati in materia, ai fini di garantire la sicurezza dei consumatori. In questo senso c’è ancora molto lavoro da fare.
Mangeremo dunque cavallette e bruchi fritti all’happy hour o insalatona di alghe e meduse al bar sotto l’ufficio?
Abbiamo ancora un po’ di tempo per abituarci all’idea e vincere le nostre resistenze culturali…
Bibliografia essenziale
- Nowak V. et al. 2016. Review of food composition data for edible insects. Food Chem.
- Raposo A. et al. 2018. Eating jellyfish; safety, chemical and sensory properties. J Sci Food Agric.
- van Huis A. 2013. Potential of insects as food and feed in assuring food security. Annu Rev Entomol.