Proteine nella prima colazione: quando uova e formaggio riducono gli effetti della pastasciutta a pranzo
La gestione degli zuccheri sta diventando sempre più importante non solo per prevenire e curare diabete, malattie cardiovascolari e tumorali, ma anche per mantenere a un ottimo livello la performance intellettiva, la funzione ormonale e l’efficienza sportiva, oltre che per mantenersi in forma.
Diabete, sovrappeso e obesità si sono trasformate in malattie epidemiche e condizionano già oggi il futuro di tutti; ogni persona dovrebbe cominciare seriamente a mettere in atto quelle semplici abitudini che contribuiscono a regolare l’assorbimento degli zuccheri e attivare il metabolismo.
C’è una notevole differenza tra una prima colazione (A) a base di fette biscottate, marmellata e caffè e una fetta di torta e un’altra prima colazione (B) in cui 2 uova sode si affiancano a una o due fette di pane integrale, accompagnate da una porzione di ricotta con un po’ di miele e dai gherigli di 3-4 noci.
Le calorie possono essere le stesse, ma nel momento in cui si mangiasse poi a pranzo un piatto di pastasciutta da 500 calorie, gli effetti sulla glicemia saranno molto diversi se la prima colazione ha contenuto proteine (B) o non le ha contenute se non in minima parte (A).
Per dimagrire, meglio due pasti veri al giorno che una giornata piena di inutili spuntini
Quando le proteine rappresentano almeno il 35% delle calorie totali della prima colazione, come nell’esempio (B), si ottiene una significativa riduzione della glicemia successiva al pranzo, anche se il pranzo è composto solo da carboidrati, come nell’esempio della pastasciutta appena citata.
In un lavoro effettuato presso l’Università del Missouri e pubblicato sul Journal of Nutrition, un gruppo di ricercatori del Dipartimento della Nutrizione ha evidenziato che nei diabetici di tipo 2, mangiare una prima colazione ricca di proteine, al confronto con una prima colazione a base di carboidrati, attenua la risposta glicemica postprandiale e non accentua la risposta al pasto successivo (Park YM et al, J Nutr. 2015 Mar;145(3):452-8. doi: 10.3945/jn.114.202549. Epub 2014 Dec 24).
È verosimile che questo tipo di risposta sia evidente anche nel soggetto normale, come già altri lavori hanno ipotizzato e come su Eurosalus stiamo da anni discutendo.
Il “timing” alimentare, il livello d’infiammazione, il profilo alimentare personale, sono tutti strumenti che aiutano a capire come personalizzare i percorsi clinici che aiutino il dimagrimento e il supporto alla terapia del diabete e delle persone in sovrappeso.