Chemioterapia e radioterapia: nutrizione personalizzata e controllo della glicazione alleati della guarigione
È sempre più chiaro e documentato che la nutrizione, personalizzata e modulata in modo preciso, può rendere le cellule tumorali ancora più sensibili alle terapie convenzionali, proteggendo le cellule normali dagli effetti collaterali di chemio e radioterapia.
In pratica significa che quando si affronta una terapia antitumorale, la corretta impostazione nutrizionale può rendere ancora più efficaci le terapie e ridurne gli eventuali effetti dannosi.
Una bellissima review pubblicata nel 2018 su Frontiers in Oncology aveva già anticipato questi concetti, ma nel volgere di due soli anni, altre ricerche hanno confermato con ulteriore precisione gli effetti positivi e sinergici, nella terapia antitumorale, di una scelta nutrizionale adeguata (Lettieri-Barbato D et al, Front Oncol. 2018; 8: 148. Published online 2018 May 8. doi: 10.3389/fonc.2018.00148).
Sappiamo che l’apporto di alcuni specifici nutrienti come Zinco, Selenio e Manganese e la modulazione nutrizionale personalizzata possono migliorare le risposte immunologiche, mantenendo attiva la sorveglianza immunitaria sulle cellule tumorali. In particolare, quasi tutte le ricerche condotte in questo campo hanno studiato l’importanza del metabolismo e della glicazione.
Uno studio pubblicato su Cancers nel luglio 2020 ha definito quanto sia importante l’azione del controllo del metabolismo, attraverso la riduzione della glicazione, ottenibile con il digiuno breve, con il digiuno intermittente, con il mima-digiuno e con la dieta chetogenica, per riattivare le funzioni naturali antitumorali dei linfociti T. Per fare un esempio, una intera classe di farmaci antitumorali come gli inibitori del Checkpoint funziona molto meglio se la persona che li riceve sta controllando gli effetti della glicazione e gli effetti collaterali della terapia sono allora decisamente ridotti (Cuyás E et al, Cancers (Basel). 2020 Jul; 12(7): 1757. Published online 2020 Jul 2. doi: 10.3390/cancers12071757).
Quando si parla di “sistema immunitario” si pensa alla sua vasta possibilità di azione. Ogni tipo di cellula ha la sua funzione, sempre iperspecialistica, ma i macrofagi (il nome di queste cellule specifiche) sono spesso considerati poco, perché hanno più una funzione da “spazzino” nell’organismo piuttosto che una funzione strategica di “alto livello”. Eppure sono tra le cellule più importanti nel definire l’infiammazione locale. Se si pensa a una ferita che si chiude bene nonostante qualche giorno passato con i suoi bordi dolenti e infiammati, si sappia che questo è avvenuto grazie ai macrofagi che sono arrivati localemente in gran numero e che questo stesso tipo di lavoro lo fanno anche “dentro” dove l’organismo sta aggredendo le cellule tumorali.
Uno studio statunitense pubblicato su Trends in Cancer nel dicembre 2019 ha addirittura potuto definire come sia possibile indirizzare i magrofagi perché facciano al meglio il loro lavoro (in termine tecnico si dice che si possono “polarizzare”); anche qui, oltre alla possibilità di usare specifici aminoacidi di supporto o indurre carenze di uno specifico nutriente, la modalità più importante è quella di interferire sul metabolismo degli zuccheri (Mehla K et al, Trends Cancer. Author manuscript; available in PMC 2020 Aug 1. Published in final edited form as: Trends Cancer. 2019 Dec; 5(12): 822–834. Published online 2019 Nov 6. doi: 10.1016/j.trecan.2019.10.007).
Insomma, la parte legata all’infiammazione e alla glicazione sembra essere uno degli aspetti nutrizionali più importanti nel supporto alla terapia antitumorale. Fin dal 2007 la World Cancer Research Fund ne discute apertamente e in questo articolo del 2015 (Controllare l’infiammazione per impedire al cancro di diffondersi) descrivo una sintesi delle ricerche che ne hanno parlato. Questo è il motivo per cui in SMA, il centro medico in cui lavoro, diamo una specifica rilevanza al supporto nutrizionale e alla valutazione dell’infiammazione da zuccheri e da alimenti (test PerMè), per le persone che affrontano chemioterapia o radioterapia.
Vale la pena ricordare che si è visto, per ora a livello sperimentale, un incremento della azione chemioterapica in soggetti cui è stato chiesto di effettuare il digiuno breve nel giorno precedente la chemio, assumendo della metformina in più durante la notte per incrementare l’azione sul metabolismo e di restare a dieta quasi priva di carboidrati nel giorno della chemio. Significa che con tutta probabilità una impostazione nutrizionale di questo tipo, più o meno intensa in relazione al profilo alimentare e ai livelli di glicazioni di ciascuno, potrebbe presto diventare pratica consueta per migliorare le prospettive a lungo termine di qualsiasi terapia antitumorale.