Antistaminici: attenzione a sonnolenza e aumento di peso
La relazione tra alcuni farmaci e il grasso corporeo è molto più frequente di quanto si pensi.
Gli antistaminici sono tra i prodotti che secondo numerose ricerche facilitano l’ingrassamento e che, a detta di molti nutrizionisti, rallentano gli sforzi fatti dai loro pazienti proprio nella stagione delle graminacee (tra maggio e giugno) in cui maggiormente si sta cercando un riequilibrio del peso.
Ben inteso, l’uso di qualche antistaminico al bisogno non genera nessun problema in questo senso, ma l’assunzione continua per due o tre mesi può essere uno dei problemi da affrontare se contemporaneamente si cerca di perdere massa grassa.
È un po’ come quando si deve prendere del cortisone. Se è l’unica soluzione percorribile, il farmaco va certamente usato, ben sapendo però che l’organismo sarà molto più sensibile agli stimoli che facilitano l’ingrassamento.
Una persona già in sovrappeso o sofferente per una sindrome metabolica o ancora una persona con una infiammazione da cibo, che genera resistenza insulinica, dovrà usare il farmaco mettendo in atto alcuni degli accorgimenti che migliorano la sensibilità insulinica e aiutano la perdita di massa grassa.
Il fatto che alcuni psicofarmaci portassero ad un ingrassamento indesiderato è stato a lungo combattuto, soprattutto dai produttori di alcuni farmaci di uso molto frequente (come alcuni antidepressivi), ma ha portato alla fine a imporre alle case produttrici della olanzapina e del risperidone (come avvenne all’inizio per lo Zyprexa) a dichiarare pubblicamente e a scrivere sui bugiardini che un loro farmaco antidepressivo portava anche ad un notevole incremento di peso in breve tempo.
Eurosalus, fin dal 2007 ha spiegato questo aspetto chiarendone i contorni sia sul piano sociale sia sul piano farmacologico.
Questo avviene perché alcuni farmaci antipsicotici bloccano i recettori H1 (sono i recettori dell’istamina) a livello ipotalamico, dove risiedono i centri della fame e della sazietà, e per un uso di breve durata aumentano l’appetito e l’introduzione di cibo mentre per un uso prolungato riducono anche il metabolismo corporeo e la termogenesi, come pubblicato su CNS Drugs da alcuni ricercatori australiani fin dal 2013 (He M et al, CNS Drugs. 2013 Jun;27(6):423-34. doi: 10.1007/s40263-013-0062-1).
Uno dei motivi per cui gli antistaminici facilitano la resistenza insulinica e stimolano l’aumento di peso nell’uso prolungato è legato proprio al fatto che una parte della molecola antistaminica interferisce sulla regolazione del metabolismo a livello del sistema nervoso centrale e, non a caso, uno degli altri effetti collaterali più frequenti per questa classe di prodotti è proprio la sonnolenza.
Un altro lavoro pubblicato su Physiology reports sempre nel 2013 ha ripreso questo aspetto anche per quanto riguarda il blocco della sensibilità insulinica indotta dall’esercizio fisico.
Normalmente dopo una attività fisica migliora il metabolismo, ma i ricercatori statunitensi hanno evidenziato che questo effetto viene notevolmente ridotto, se non addirittura bloccato, dalla utilizzazione di antistaminici (Pellinger TK et al, Physiol Rep. 2013 Jul;1(2):e00033. doi: 10.1002/phy2.33. Epub 2013 Jul 18).
Questo è uno dei motivi per cui nei nostri centri cerchiamo di affrontare malattie come la rinite allergica in modo integrato, riconoscendo all’antistaminico un importante ruolo di aiuto occasionale, ma usando ove possibile il supporto nutrizionale (riducendo l’infiammazione da cibo), alcuni integratori con una azione antinfiammatoria naturale (come Perilla, Ribilla, Quercetina), una iposensibilizzazione a bassa dose e alcuni medicinali naturali come i colliri Homeoptic o Euphralia.
In genere questo consente di usare gli antistaminici solo per qualche giorno anche durante un’intensa stagione di pollinazione, evitandone i possibili effetti collaterali; anche però nel caso di un utilizzo prolungato, come a volte avviene per la imprevedibilità delle stagioni, è importante non perdersi d’animo.
Gli strumenti nutrizionali per limitare questi effetti sono praticabili mettendo in atto molte delle scelte che chiediamo nei nostri centri.
Ci sono alcune regole del nutrirsi bene che aiutano a migliorare comunque la sensibilità insulinica e a affrontare così, anche in una stagione sbagliata, il trattamento farmacologico adatto, controllandone i danni e imparando quelle sane abitudini che consentono di godere comunque dei benefici che il farmaco può portare in alcune situazioni senza subirne i danni.