Anche il disturbo psichico può dipendere dall’infiammazione alimentare
Mente e corpo sono molto più connessi di quanto si pensi.
Per anni si è pensato solo all’influenza (spesso negata) della mente sull’organismo mentre oggi la ricerca conferma che esiste anche l’effetto opposto, cioè che condizioni prettamente fisiche, come l’infiammazione, possano indurre e mantenere disturbi psichici come l’ansia, la depressione, la sindrome ossessivo compulsiva e tanti altri.
Per chi, come noi, ha sempre creduto a una relazione a “doppia via” tra mente e corpo non è certo una novità, ma per molti, pensare che un disturbo ossessivo-compulsivo come il fatto di volere mettere tutte le penne e le matite perfettamente allineate sulla scrivania, le pantofole perfettamente simmetriche ai piedi del letto (altrimenti non si può dormire) o per chi ossessivamente si sente obbligato a svuotare il frigorifero e a mangiare in quantità (binge eating) sia dipendente da un elemento fisico come l’innalzamento di una citochina infiammatoria, potrebbe essere una sorpresa.
Una ricerca pubblicata nel giugno 2017 su JAMA Psichiatry, una delle riviste più autorevoli in questo campo, ha confermato attraverso uno studio delle influenze sui circuiti neuronali più profondi, che l’infiammazione, e la presenza di particolari citochine, può modulare il comportamento e quindi indurre e mantenere disturbi e comportamenti fino ad ora considerati solo di origine psichica (Attwells S et al, JAMA Psychiatry. 2017 Jun 21. doi: 10.1001/jamapsychiatry.2017.1567. [Epub ahead of print]).
Gli autori della ricerca, tutti farmacologi o psichiatri canadesi, hanno analizzato attraverso un particolare tipo di PET il modo in cui alcune citochine infiammatorie “marcate” si distribuivano in particolari nuclei cerebrali, derivandone in modo altamente significativo che l’infiammazione stessa agiva come induttore e modulatore di alcuni disturbi psico-comportamentali.
Si tratta di una considerazione importante, perché può portare a una visione terapeutica innovativa (come ad esempio ha riportato il Corriere della Sera online) oppure ad una visione preventiva attraverso comportamenti e scelte alimentari precise.
Già da tempo infatti è noto che un eccesso di carboidrati può portare ad una accentuazione dei fenomeni depressivi e da tempo sono emersi studi che hanno segnalato l’azione antidepressiva di alcuni antinfiammatori.
Questo avviene perché le citochine infiammatorie sono dei veri e propri segnali di allarme per l’organismo, che risponde mettendo in moto meccanismi fisici e psichici di risposta ben precisi.
L’infiammazione può avere radici di diverso tipo (può dipendere ad esempio da una infezione), ma dipende, ormai lo sappiamo, anche da un certo tipo di alimentazione. Nutrirsi in modo ripetitivo con eccessi alimentari specifici può determinare la crescita di citochine come il BAFF e il PAF (e il TNF alfa) che hanno indiscutibilmente anche degli effetti sul metabolismo, sul sistema psichico e sul sistema muscolare.
Il valore delle citochine infiammatorie dipendenti dall’alimentazione è oggi misurabile e molte delle scelte alimentari impostate grazie alla conoscenza del proprio profilo alimentare possono diventare uno degli strumenti più utili per prevenire il disturbo infiammatorio.
Oggi sappiamo che anche la “Aspirina” può essere utile nel controllo dei disturbi psichici e comportamentali, ma imparare a migliorare il proprio stato psichico attraverso l’alimentazione può essere un passo importante verso l’autonomia da farmaci e da terapie più complesse.