“Vaso pieno” e allergia: quando qualsiasi “goccia” la può scatenare
Le manifestazioni allergiche di tipo anafilattico, da quelle gravi come lo shock anafilattico a quelle quotidiane come orticaria, calo di pressione, diarrea o prurito, sono sempre più considerate delle manifestazioni di tipo “polifattoriale”, dovute cioè all’intervento di più elementi che concorrono a produrre la manifestazione reattiva che molti continuano a chiamare allergica.
Per il nostro gruppo di ricerca (GEK Lab), che da tanti anni studia infiammazione e glicazione come elementi che stanno alla base di gran parte delle manifestazioni allergiche e infiammatorie di qualunque tipo, la cosa sembra ovvia, ma si deve pensare che per tanti anni, e spesso anche ora, il mondo medico e in particolare quello allergologico hanno sempre considerato l’allergia come una manifestazione dovuta ad una singola sostanza, che diventava, in un certo senso, la sostanza colpevole: cibo, farmaco o polline che fosse.
Una ricerca finlandese, pubblicata su Clincal and Translational Allergy nel luglio 2022, ha semplicemente documentato, su base numerica, che le persone che abbiano contemporaneamente più di una malattia allergica classica, hanno anche una maggiore frequenza di reazioni anafilattiche importanti.
Le reazioni anafilattiche rappresentano un tema importante che negli ultimi 20 anni è notevolmente cresciuto nella popolazione generale e capire la loro causa, sempre meno legata ad una singola sostanza, alimento o farmaco, ma sempre più legata ad una infiammazione sistemica, aiuta anche a capire come prevenirle e curarle.
I ricercatori hanno considerato, ad esempio, persone con dermatite allergica da contatto con il nichel, con rinite stagionale da graminacee, con congiuntivite da acari e con orticaria da allergia alimentare alle proteine del latte e hanno verificato che la frequenza di anafilassi inspiegate cresceva proporzionalmente al numero di malattie allergiche esistenti in contemporanea nella stessa persona.
Questo significa che la reazione anafilattica non dipendeva dal nichel, dalle graminacee, dagli acari o dalle proteine del latte, ma da una risposta probabilmente di tipo sistemico che quell’organismo presentava. E la reazione anafilattica poteva manifestarsi nei confronti di antigeni anche completamente diversi da quelli coinvolti nelle malattie di base (nel caso portato ad esempio nichel, latte, graminacee e acari).
La malattia allergica, quindi, è sempre più correlata ad una situazione sistemica di infiammazione o di glicazione e fermarsi al singolo organo coinvolto (la mucosa nasale o quella congiuntivale, ad esempio), diventa limitativo.
Con tutta probabilità, la reazione nasale o quella degli occhi sono solo lo “sfogo” locale di una condizione più ampia che obbliga un ripensamento sulle allergie in genere.
Quando si manifesta un fenomeno anafilattico acuto (una forte orticaria, ad esempio) si corre magari in ospedale per un efficace trattamento di antistaminici e cortisonici o eventualmente per una iniezione di adrenalina e si cerca di capire se a causarla è stato il gamberetto o il pezzetto di cioccolato mangiato a fine pasto (che quasi sempre poi risultano negativi ai test allergologici) mentre l’aumento della infiammazione sistemica, di tutto l’organismo, è dovuto magari al cappuccio e brioche di ogni mattina.
In quel caso il gamberetto o il cioccolato sono solo “la goccia che fa traboccare il vaso” e quello che va fatto, per recuperare la salute e prevenire le anafilassi, è abbassare il livello di infiammazione sistemica o di glicazione che ormai dal 2017 è riconosciuta come una delle cause più importanti di quel 62% di reazioni simil-allergiche in cui non si riesce ad identificare una causa unica e precisa.
Ricordo, da giovane allergologo, quando incontrai per la prima volta una persona che aveva tutte le caratteristiche cliniche di una reazione agli acari ed ero prontissimo a prescrivere una terapia iposensibilizzante adeguata, ma nessuno dei test allergologici eseguiti rivelava un’allergia.
Studiai anche in modo personalizzato la sua alimentazione (come sempre facciamo nei percorsi terapeutici per l’allergia nel centro SMA in cui lavoro) e rimasi, allora, fortemente stupito dalla scomparsa dei suoi sintomi (starnuti mattutini, ingorgo nasale, russamento, difficoltà di respiro in ambienti polverosi, secrezione nasale fastidiosa) nel volgere di pochi giorni dall’inizio di una dieta di rotazione sui prodotti alimentari fermentati e lievitati.
Il problema non erano gli acari, ma l’infiammazione da alimenti che manteneva “il vaso pieno” e gli acari erano solo “la goccia”, e sappiamo, inoltre, che la ricerca di una infiammazione sistemica va fatta anche quando terapie antiallergiche corrette funzionano solo in parte.
Oggi la medicina moderna e scientifica definisce l’insieme di sistemi organici che si occupa della reazione alle sostanze esterne (cibo, zuccheri, inquinanti, allergeni come gli acari e così via) come “exposoma”, unendo in un solo sistema organico tutte le parti dell’organismo che si occupano della relazione con il mondo esterno e che a questo sono esposte (da qui il nome): l’exposoma agisce in modo coordinato e integrato, nel senso che il sistema immunitario non se ne sta “da solo” ma interagisce con tutto il resto dell’organismo.
La concezione di exposoma si pone in una discreta opposizione alla frequente immagine dell’allergologo tradizionale che ricerca solo le sostanze allergizzanti, magari con test iperspecifici (come appunto l’ISAC) alla ricerca di reazioni studiate fino quasi al livello molecolare.
Sono esami utilissimi in molti casi ma dimenticarsi l’infiammazione di fondo di una persona rischia di portare a inutili limitazioni vitali numerosi pazienti che hanno solo bisogno di una comprensione più allargata.
Per fare un esempio pratico, incontriamo spesso pazienti con allergia insorta in età adulta a LTP o altri panallergeni, da cui nasce l’indicazione a rimuovere frutta e verdura dalla propria dieta a vita. Senza pensare minimamente al fatto che indipendentemente dalla presenza di qualche IgE per LTP, il fatto che sia comparsa una reazione anafilattica (l’orticaria è una delle più tipiche) possa essere dovuto alla marmellata senza zucchero (che ha dentro però un mucchio di altri zuccheri, come il fruttosio) spalmata sulle fette biscottate “pucciate” nel latte ogni mattina.
Di fatto noi teniamo da conto sia le possibili allergie IgE mediate (e anche il loro livello) ma sempre anche il contesto in cui queste si manifestano.
Oltre che andare dallo specialista di un organo con un ISAC da cui emergono molteplici reattività, è indispensabile studiare i livelli di Vitamina D3, di Zinco e soprattutto l’infiammazione da zuccheri e da alimenti (test GEK Lab) che sono gli aspetti nutrizionali immediatamente applicabili nella propria quotidianità per recuperare il proprio benessere, prevenire le anafilasssi e vivere senza allergie, ipotetiche o reali che siano.