Ci sono alternative alle terapie classiche per l’artrite reumatoide?
Rispondiamo ai genitori di questa bambina, consapevoli che questo tema scuote sicuramente la coscienza.
Si è abituati a considerare l’artrite reumatoide una malattia “da vecchietti” (ed è sempre meno vero perché l’età di comparsa di molte patologie autoimmuni sta diminuendo), ma vederne colpita la propria piccina scatena sicuramente delle perplessità.
Le considerazioni immunologiche che si possono fare per un caso come questo sono molte. La prima riguarda le vaccinazioni obbligatorie (e facoltative).
Pur tenendo in considerazione i vantaggi che queste possono portare, è purtroppo vero che la vaccinazione determina un sovraccarico del sistema immunitario, e ne condiziona il funzionamento per un certo periodo.
Capita infatti che a seguito delle vaccinazioni compaiano delle manifestazioni di tipo autoimmune o comunque di reattività immunologica importante.
È in questi casi sempre difficile documentarne un rapporto causa effetto diretto, e poiché da parte di molti si cerca di non pensare ad un possibile legame tra questi eventi, dicendo che quel fenomeno si sarebbe “comunque” presentato, e che la vaccinazione è stata solo casualmente precedente la malattia, le polemiche su questo problema vanno avanti e continueranno ad andare avanti.
Queste polemiche non migliorano il quadro della malattia, mentre è indispensabile capire se c’è una strada diversa che aiuti il decorso o la guarigione del problema.
Infatti se il sistema immunitario è stato disturbato, è possibile in molti casi riuscire a “rabbonirlo” e a farlo tornare nel suo livello di azione normale.
È infatti importante capire se la forma reumatologica sarà simile ad una artrite reattiva (in grado cioè di spegnersi dopo un po’), oppure si stabilizzerà.
L’artrite reattiva è una forma assolutamente identica all’artrite reumatoide, ma che dipende dalla presenza di un battero o di un virus che ha infettato la persona qualche settimana prima.
Non dipende dal battero o dal virus, ma è scatenata dallo stesso (e perché no la vaccinazione?). In questi casi però il decorso della artrite può essere più leggero, e ben curata può anche risolversi.
Noi preferiamo considerare qualsiasi artrite reumatoide, anche le sieropositive con fattori reumatoidi elevati, come una artrite reattiva, ed intervenire direttamente sul piano alimentare, sul piano ambientale (spesso stimoli odontogeni o tossici modificano la reattività immunologica) e sul piano minerale (ci sono forme in tutto e per tutto simili all’artrite reumatoide dovute solo a carenza di selenio e vitamina E, ad esempio).
Ci sono quindi delle forme identiche alla artrite reumatoide, dovute a cause diverse, e noi cerchiammo di migliorare la risposta del sistema immunitario in modo globale.
È una chance che di solito perseguiamo, per lo stesso motivo di cui prima: non lasciare intentate delle possibilità autonome di riequilibrio; non affidare sempre solo tutto ai farmaci.
Certo, a volte ci arrendiamo, ma poichè sovente questo approccio porta alla soluzione più rapida, o al miglioramento dei sintomi, riducendo le necessità farmacologiche, ci piace seguire questa strada che ha contemporaneamente un cuore e delle basi logico scientifiche.
Le nostre numerose esperienze in questo senso, sono iniziate con un lavoro di ricerca fatto in un centro reumatologico italiano, e che abbiamo poi presentato al congresso mondiale di Allergologia di Stoccolma (1994) e successivamente pubblicato nel 1996 negli Annals della New York Academy of Sciences.
Dal lavoro, disponibile in formato PDF, emerse comunque il frequente riscontro di ipersensibilità alimentare per il latte (come già in numerosi lavori scientifici precedenti), e per i cibi lievitati e salati.
Proprio questa ultima considerazione (reattività al lievito) ci fa spesso cogliere con preoccupazione la comparsa di patologie autoimmuni eventuali dopo la vaccinazione antiepatite B che è prodotta attraverso ingegneria genetica da lieviti.
Sta di fatto che il tema è affrontabile; è necessario capire quali strade percorrere individualmente, perché sempre la malattia del sistema immunitario è una malattia della individualità.