Stampa medica in subbuglio per difendere le statine. Linee guida di trattamento in dubbio
Gli articoli di questi giorni segnalano un numero inaspettato di alternative alle statine: per la prima volta, per chi è abituato a leggere articoli esclusivamente orientati al farmaco, ritrovano il giusto spazio l’esercizio fisico e l’alimentazione.
Nella comunicazione però traspare in modo sempre più evidente la interazione complessa tra interessi commerciali e comunicazione pubblica nella difesa dei farmaci.
Anche lo stesso New York Times (edizione internet del 28 agosto), che affronta in modo onesto il problema delle nuove Guidelines della primavera scorsa, e della somiglianza tra tutte le statine, conclude il suo messaggio ribadendo la necessità di utilizzarle comunque e di non sospendere i trattamenti in corso.
Eppure emrgono dati su cui è indispensabile riflettere: nella primavera scorsa ad esempio sono state emesse dal National Heart, Lung and Blood Institute delle nuove linee guida, che hanno provocato notevole confusione tra la gente per la identificazione della propria categoria di rischio.
I valori “giusti” o “sbagliati” in barba a tutte le polemiche di questi ultimi anni sul colesterolo buono e su quello cattivo, sono stati univocamente riadattati a distanza di soli 8 anni dall’ultima revisione, in modo da favorire ancora una volta l’uso farmacologico.
Grazie a questo rimaneggiamento, nei soli USA il numero di persone che devono prendere le statine è immediatamente cresciuto di 15 milioni.
Si rifletta su questo dato: 15 milioni di persone in più nei soli Stati Uuniti sono un numero enorme per un mercato che è già il mercato del farmaco più vasto che esista al mondo.
Purtroppo pochissimi hanno contrastato questa definizione di linee guida, e il mercato (Lipobay compreso) è cresciuto a dismisura.
Secondo le linee guida nuove, la assunzione di un solo uovo, obbligherebbe ad almeno 2 giorni successivi di assoluta astinenza da qualsiasi cibo contenente colesterolo.
È ovvio che di fronte alla pubblicità televisiva dei dolci e delle salsicce, la scelta alternativa sembrerebbe essere solo quella delle statine, per mantenersi un minimo di vivibilità alimentare.
Ma dai dati attuali emergono anche i problemi legati alla tossicità sul fegato. Prima non ne parlava nessuno, mentre oggi si dice dovunque che almeno il 2% delle persone che prendono statine possono avere problemi di epatotossicità.
Il mercato deve continuare a vendere, così è meglio premunirsi rispetto a denunce e richieste di risarcimento future.
Le perplessità relative a questo mondo sono elevate: è difficile riporre fiducia in chi decide questo tipo di cose, dove sembrerebbe palese una connessione con il mondo commerciale che supera qulsiasi livello di eticità.
È indispensabile che chiunque cerchi consapevolmente di informarsi da più fonti diverse e di capire che spesso per le patologie croniche sono più utili i cambiamenti dello stile di vita dei farmaci da prendere tutta la vita.