Inutile trattare l’Helicobacter nel paziente con la gastrite
Abbiamo già avuto modo di parlare in precedenza di come la terapia eradicante dell’helicobacter pylori presenti più rischi che vantaggi quando venga utilizzata per una gastrite o una duodenite.
Un dato riconfermato oggi da nuovi studi.
Gli studi pubblicati lo scorso settembre sull’American Journal of Gastroenterology, e ripresi dal Journal Watch, hanno nuovamente documentato come l’eliminazione di questo batterio, pur dando spesso risultati positivi nelle forme ulcerative, abbia un effetto a distanza assolutamente ininfluente quando una persona ha solo una gastrite o una duodenite, cioè digerisce male e ha un po’ di bruciori di stomaco.
In compenso, il trattamento dell’Helicobacter non fa che amplificare il diverticolo successivo e l’insorgenza di resistenza agli antibiotici in tutti i soggetti.
Ci troviamo quindi davanti a un tipo di trattamento che certamente favorisce l’uso dell’antibiotico (cioè a un tipo di farmaco che, lo ricordiamo, potrebbe poi risultare inefficace in situazioni di rischio reale) e soprattutto l’impiego degli inibitori di pompa o degli anti-H2, farmaci dei quali è stata documentata la possibile concausalità nell’insorgenza di allergie alimentari.
In realtà, di fronte a una situazione di gastrite, di difficoltà digestive, le alternative sono veramente tante ed è un peccato che oggi sembri quasi obbligatorio dover andare a ricercare in tutti i modi possibili l’Helicobacter e poi affrontare un trattamento aggressivo, come se fosse l’unica via di cura per tutti.
Anche il reflusso gastroesofageo, la gastrite e l’ulcera duodenale sono forme patologiche che possono essere almeno in gran parte affrontate attraverso un riequilibrio di tipo vitale, comportamentale e soprattutto alimentare e nutrizionale.