Ritirato dal mercato il Vioxx
Uno dei farmaci propagandati come la risposta “sicura” alla tossicità gastrointestinale dei FANS tradizionali per il trattamento dell’artrite e del dolore acuto è stato ritirato in questi giorni dal mercato. Contemporaneamente sono stati bloccati gli studi clinici in corso.
L’azienda farmaceutica Merck Co. Inc ha annunciato la decisione in base ai nuovi dati emersi a tre anni da uno studio clinico multicentrico, prospettico, randomizzato, condotto contro placebo, noto come APPROVe (Adenomatous Polyp Prevention on Vioxx).
Come Eurosalus ha segnalato in più occasioni, già dal 2001, gli ipotetici vantaggi dei farmaci appartenenti alla categoria COX-2 rispetto ai FANS avevano destato dubbi già da tempo, anche in organismi ufficiali.
Tuttavia la popolarità tra i medici di questi farmaci, tra i quali è importante citare, oltre a Vioxx e Dolcoxx (commercializzati da Merck Sharp & Dohme), Arofexx e Dolcoxx (Neopharmed) e Coxxil e Dolostop (Istituto Gentili), a dispetto del loro prezzo elevato, negli ultimi 3 anni è solo cresciuta.
Lo studio che ha portato al ritiro del farmaco ha evidenziato un aumento del rischio relativo di eventi cardiovascolari confermati non fatali, come infarti e ictus, a partire dal diciottesimo mese di trattamento continuativo nei pazienti che assumevano il Vioxx rispetto a quelli trattati con placebo.
L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha fatto quindi ritirare dal mercato e bloccato la vendita e la distribuzione in tutte le farmacie italiane dei medicinali a base di rofecoxib.
L’Aifa ha inoltre immediatamente attivato la rete nazionale di Farmacovigilanza e istituito un numero verde (800-571661) per fornire ai cittadini e agli operatori sanitari un’informazione corretta e aggiornata.
È importante segnalare che alcuni dei lavori che pongono dubbi su questa classe farmaceutica, coinvolgono anche il celecoxib, ovvero farmaci come Celebrex, Artilog, Artrid, Solexa, che non sono stati oggetto del recentissimo provvedimento, ma che saranno – si spera – sottoposti a verifiche ulteriori per escludere o confermare sospetti analoghi.
Merita sicuramente una riflessione il fatto che mentre la spesa sanitaria continua a crescere, farmaci con un rapporto qualità-prezzo decisamente sfavorevole raggiungano così facilmente i primi posti nella categoria dei più prescritti, a maggior ragione quando studi autorevoli sollevano dubbi sulla loro innocuità, dubbi espressi fin dal 2001 anche dall’FDA americana.
Fino a quando saranno criteri commerciali piuttosto che clinici a influenzare le scelte pubbliche e private in materia di farmaci?
Come già sanno i nostri lettori assidui, riteniamo che sia sempre opportuno prestare una particolare attenzione ogni volta che si attui un trattamento sintomatico, di qualunque tipo esso sia, perché è facile – soprattutto davanti a un dolore incessante – perdere di vista il disagio globale segnalato dall’organismo, che spesso non è solo strettamente fisico, ma anche nutrizionale, emotivo o di altro tipo.
Nella nostra esperienza, verificare tutte le componenti che contribuiscono a un disturbo (e in particolare l’infiammazione minima persistente) e considerare l’individuo nella sua globalità porta a ridurre il disagio non solo in modo duraturo, ma spesso anche in tempi brevi.