Crolla l’incidenza del cancro del seno riducendo l’uso di ormoni in menopausa
Una bellissima notizia prima di Natale: controllando l’uso degli ormoni in menopausa possiamo ridurre drasticamente l’incidenza del cancro della mammella.
Grazie alla attività di un famoso gruppo femminile (Woman’s Health Intiative) e al controllo di quasi un milione di donne attraverso la verifica dei cancri del seno insorti a seguito della terapia ormonale in menopausa, alla fine del 2002 venne lanciato dalle autorità sanitarie un avviso di un reale possibile rischio di ammalarsi di cancro del seno a seguito della così propagandata terapia ormonale sostitutiva.
Per la prima volta nella storia e all’interno di una popolazione molto vasta, il 68% delle donne che stavano usando ormoni smise quasi contemporaneamente di prenderli, e a distanza di un solo anno, nel 2003 si ritrovò con una riduzione dell’11% del numero di nuovi cancri del seno. Alla fine del 2004 l’incidenza crollò di un altro 11%, per un calo complessivo in questi due soli anni per i quali sono disponibili dei dati di quasi il 25% dei casi. Significa 1/4 di cancri del seno in meno di quelli a cui siamo abituati, con un calo intervenuto in soli due anni. Il trend di calo sembrerebbe inoltre confermato anche per gli anni più recenti.
Il lavoro è stato pubblicato pochi giorni fa dal Journal of Clinical Oncology (Clarke CA et al, J Clin Oncol 2006 Nov 20;24(33):e49-50) e pur con tutte le dovute cautele si presenta come una vera “bomba” concettuale.
È ovvio che a seguito di questi dati, l’uso della soia e l’impiego dei fitoestrogeni naturali in terapia viene rivalorizzato, ma recentemente tutti abbiamo potuto vedere con l’esempio della Cimicifuga che la tendenza delle strutture correlate al farmaco è di colpevolizzare e contrastare lo sviluppo di qualsiasi pratica medica naturale (come la fitoterapia) che si muova su linee di pensiero diverse da quelle codificate dai farmacologi di scuola allopatica.
E di fronte a questi dati riaffiora lo sconcerto. Gli ormoni per la menopausa vengono spinti e consigliati come benèfici, utili e necessari e negli anni passati sono stati addirittura consigliati anche per i loro supposti effetti collaterali positivi (poi rivelatisi falsi) come il miglioramento della incidenza di ictus, infarti e tumori del colon (oggi sappiamo che invece aumentano anche l’incidenza di queste malattie). Ancora nel 2001 un articolo dello statunitense E.J. Bieber rileggeva con molta riluttanza la possibilità che da alcuni studi emergessero dei possibili effetti negativi degli ormoni. Come sempre, in caso di battaglie forse più commerciali che sanitarie, a lavori in cui si dimostrava un aumento dei cancri, venivano contrapposti lavori in cui questo non si vedeva, e l’industria continuava a procedere nella spinta al consumo.
Come nel caso del Vioxx, gli uomini preposti alla sorveglianza delle somministrazioni farmaceutiche (come i rappresentanti della FDA) sono restati in silenzio ad osservare le sorelle, le mamme e le figlie dei loro vicini di casa ammalarsi di cancro del seno senza fare nulla di più che avallare le indicazioni delle case produttrici. Ma a questi controllori non si è mai ammalata una donna della propria famiglia per potere pensare ad una riflessione più attenta? ad un controllo più incisivo? ad una opposizione alle “corporations” farmaceutiche?
Evidentemente no, oppure dobbiamo pensare che la forza con cui alcuni produttori farmaceutici sono in grado di condizionare controlli e valutazioni sia evidentemente molto più forte di qualsiasi ragionamento di tutela della salute dei cittadini e della popolazione in genere.
Serve una informazione libera e servono comunque a tutti antenne alte e sempre bene sintonizzate…