L’individualità è sovrana. Anche per i piccoli il bisogno di sonno è del tutto personale
Che cosa sia esattamente il sonno non è facile dire e a che cosa serva non è mai stato del tutto chiarito: tanto che convivono varie teorie, tutte in qualche misura accreditate e autorevoli, ciascuna delle quali dà una diversa spiegazione della funzione del sonno.
Ma una cosa è certa: il sonno è necessario e, quando non si dorme a sufficienza, l’organismo ne risente negativamente in vari modi.
Resta da stabilire che cosa significhi “a sufficienza”. Sarà, questa sufficienza, una quantità uguale per tutti? Sappiamo bene che non è così. Chiunque di noi ha conosciuto persone che dormono cinque ore per notte e, nelle restanti diciannove, sprizzano energia da tutti i pori e altre che hanno bisogno di dormirne otto per reggersi in piedi durante il giorno.
L’esperienza suggerisce che il fabbisogno di sonno, negli adulti, possa variare in misura anche macroscopica da caso a caso. Meno disposti siamo ad accettare che la stessa cosa valga per i bambini, nei confronti delle cui abitudini notturne si tende ad essere assai più prescrittivi.
Ora però uno studio svizzero, condotto presso l’Ospedale pediatrico dell’Università di Zurigo e pubblicato sull’ultimo numero della rivista Pediatrics, viene a mettere in dubbio questa nostra certezza: ci sono bambini che dormono meno degli altri fin dalla primissima infanzia, non per ragioni patologiche, ma naturalmente, come semplice effetto di quella che potremmo chiamare una diversa “personalità biologica” (OG Jenni et al, Pediatrics 2007 October, 120(4):769-776).
La ricerca, che ha riguardato una popolazione di oltre 300 bambini, seguiti e monitorati per un lungo periodo, dall’età di un anno a quella di 10, ha dimostrato che, anche in fatto di ore di sonno, quello di “normalità” è un concetto relativo: fin dal primo anno di età alcuni bambini mostrano la tendenza a dormire meno di quello che genitori e pediatri auspicherebbero, senza che questo si rifletta in alcun modo sui loro comportamenti durante la veglia.
Con questi soggetti poco dormiglioni, secondo gli autori dello studio, una politica inflessibile da parte dei genitori sarebbe controproducente: se si insiste a far rispettare un orario prestabilito della nanna, la difficoltà di prendere sonno può innervosire il bambino, rendendogli impossibile il riposo anziché facilitarglielo.
Ma come fare a sapere se un bambino dorme poco perché il suo fabbisogno di sonno è inferiore alla media o per altre ragioni psicologiche o ambientali?
C’è un solo modo: osservarlo con attenzione durante la veglia. Se la sua capacità di concentrazione è sempre buona, se non ha episodi di sonnolenza o cadute improvvise di attenzione, allora si può star certi che dorme quanto basta.
Tutto questo non fa altro che confermare un fatto risaputo ma spesso trascurato: non siamo tutti uguali, grazie al cielo. E anzi ciascuno di noi tende a differenziarsi dai suoi simili fin da piccolo.
“Ogni uomo è un’isola” ha scritto qualcuno. Dunque ogni bambino è un’isoletta, e galleggia sulla notte a modo suo.