La pelle razionale: isolamento e potere
Possiamo semplificare il funzionamento del nostro cervello come dipendente da due parti strettamente connesse e complementari, che agiscono e decidono separatamente.
La più esterna (corteccia) è quella razionale, in cui registriamo tutto il nostro “sapere” nel senso più nozionistico ed enciclopedico del termine: lingue straniere, materie scolastiche, ricette di cucina, poesie imparate “a memoria”, numeri di telefono degli amici ecc.
Tutto ciò potrebbe essere registrato su un CD e riprodotto a richiesta, come un distributore di sigarette o un juke-box: basterebbe inserire la monetina, premere un tasto (input) e vedere arrivare la canzone, la poesia, la data di storia ecc. (output). Potremmo considerare questa corteccia come la parte cosciente di noi, quella regolata dalla volontà.
Esiste però una parte interna del nostro cervello (sottocorticale o limbica) costituita da diversi sistemi collegati tra loro (una matassa di gangli e neuroni) che agiscono sul nostro sistema ormonale (endocrino) e regolano le funzioni emotive, affettive e vegetative.
Paura, dolore, gioia, eccitazione, piacere, umorismo, ilarità, riso e pianto: qui originano e qui finiscono indipendentemente dalla nostra volontà.
Nessun mezzo meccanico, elettronico e di altro tipo è mai riuscito a riprodurre tale parte del nostro cervello, ed è questo che, in un certo senso, differenzia gli esseri viventi da un computer (cervello elettronico, ordinateur in francese).
Potremmo considerare il sistema limbico come la parte istintiva di noi, quella regolata dalle emozioni. L’estro, la fantasia, la genialità, l’inventiva, l’umorismo, tutte le qualità più rare ed elevate originano dal limbo: da qui ebbe origine la Gioconda di Leonardo, la Pietà di Michelangelo, la Nona Sinfonia di Beethoven, l’Infinito di Leopardi.
Col computer possiamo pilotare un missile tra le galassie fino a Marte e oltre, o progettare un ponte sullo stretto di Messina, ma non potremo mai dar vita ai sentimenti, perché questi non dipendono dalla volontà né dalla razionalità.
Siamo cresciuti con la convinzione che la forza di volontà ci permetta di ottenere tutto ciò che vogliamo: “volere è potere”. Ed in effetti la determinazione è molto importante nel raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati, giusti o sbagliati che siano. Con la volontà è anche possibile violentare il nostro corpo, sottoporlo a torture strazianti, impedirgli di provare fame o sete, dolore, stanchezza, quasi come non fosse più il nostro (pensate a sport come il rugby e il pugilato, o alla concentrazione di chi cammina sui carboni ardenti).
Grazie a questa priorità che diamo alla nostra parte razionale, riusciamo perfettamente a controllare la parte istintiva: nulla di più facile, basta staccare il collegamento tra le due parti, spegnere il limbo e usare la corteccia.
Saremo così davvero imbattibili, infallibili, onnipotenti, potremo creare un impero dal nulla. Poi però, non sapremo che farcene, perché non potremo gustarlo e godercelo, se avremo represso le nostre emozioni.
Ecco quindi, il rovescio della medaglia: congelando il limbo, soffocheremo le emozioni in toto (sia quelle negative che quelle positive) come sotto anestesia. Non potremo più soffrire, ma nemmeno gioire, e condurremo una vita stupendamente piatta, sintetica, insapore, inodore, incolore: praticamente uno stato di pre-morte comune a molte persone in rianimazione.
Se volete una prova di quanto sto dicendo, immaginate l’effetto “disinibitorio” che hanno certe droghe e l’alcol sul cervello per capire quanto sia forte il controllo della corteccia: l’atteggiamento triste o ilare dell’ubriaco è la liberazione del limbo dal controllo corticale, così come lo sono i sogni nella fase REM del sonno: appena ci svegliamo, però, subito la corteccia si riprende il controllo e cancella la lavagna dei sogni.
Come risvegliarsi da questo stato di coma e riacquistare il gusto della vita che trascorre?
Basta ascoltare il proprio limbo, i propri sentimenti, il proprio cuore. Non sarà facile né indolore, ma è il prezzo da pagare: per sentire bisogna faticare e a volte soffrire.
Il massaggio, il contatto, fatto con “tatto” , è la tecnica più utile e immediata per mettere in contatto limbo e corteccia, istinto e ragione, yin e yang, mondo esteriore e mondo interiore, ma questa è un’altra storia.