Hello Dolly!
Il 24 luglio l’European Food Safety Authority (EFSA) ha risolto l’annoso problema, che si trascinava da quasi un quinquennio, sul fatto che le carni (e il latte) di animali clonati fossero effettivamente commestibili all’interno di ragionevoli margini di sicurezza, dichiarando tali prodotti sicuri.
L’organismo di controllo ha ammesso che, però, le evidenze empiriche che hanno sostenuto la costituzione del rapporto sono ancora molto poche e che, in realtà, la dichiarazione sia di per sé una sfida. Pochi infatti, secondo il direttore del comitato scientifico dell’EFSA, che ha sede a Parma, gli studi scientifici nel settore degli animali clonati. A quanto pare sufficienti però, per diffondere su larga scala la notizia che mangiarli, o mangiare il loro latte, non sia rischioso.
Il direttore si lascia andare ad altre dichiarazioni, però, che mettono qualche dubbio sulla bontà degli studi svolti a suffragio del verdetto di “non tossicità”. Secondo il dirigente infatti, bisogna “registrare e studiare le cause di anomalia e morte degli esemplari-fotocopia, sia nel periodo gestazionale e perinatale che nel corso della vita adulta” al fine di “tenere sotto controllo l’immunocompetenza degli animali clonati, e misurare la capacità o meno di trasmettere le malattie”. Quindi le carni dei “clonati” sono sì sicure, ma con dei margini di rischio realtivi alla capacità di trasmettere malattie che potrebbero essere maggiori rispetto ai loro “originali”.
I tempi e i modi della diffusione dell’annuncio sembrano sospetti. Intanto per il fatto che la notizia sia esplosa in un periodo relativamente “morbido” (a basso audience) per i media, nel quale gli indici d’ascolto registrano le punte inferiori e l’opinione pubblica è, nei fatti, in vacanza. Poi, il sospetto parte da un apparente calcolo relativo alla tempistica che sembra motivare il proclama.
L’annuncio è avvenuto quando l’enorme bolla di clamore suscitata dalla morte della pecora Dolly era andato ormai scemando e l’attenzione degli esperti del settore e dei mezzi di informazione era concentrata altrove. Tecniche, tattiche, insomma, o almeno così sembra. A tal fine è bene ricordare come la risoluzione del problema della diffusione di carni di animali clonati apra un nuovo spiraglio nel mercato, introducendo senza ombra di dubbio una nuova fonte di produzione. Sostengono infatti autorevoli fonti che entro il 2010 si potrebbe arrivare alla diffusione di prodotti da animali clonati su larga scala, per la gioia delle aziende alimentari.
Quanto deciso dall’EFSA è in linea con quanto dichiarato nel primi mesi del 2003 dalla FDA (Food and Drug Administration), l’agenzia governativa americana che controlla il mercato alimentare e farmaceutico, secondo la quale, già ai tempi era vero che: “latte e carni provenienti da cloni sani non pongono alcun rischio per la salute” .
In quest’ottica quanto annunciato dall’EFSA non può essere altro che un allineamento alle posizioni sostenute anni fa oltre oceano, cosa che, a parere di molti, appare un tentativo tardivo di non fare perdere terreno (commercialmente parlando) al mercato europeo rispetto a quello americano, che, superiore strutturalmente al primo, si avvantaggerebbe ulteriormente.
Da tutta questa querelle su tempistiche, veridicità degli annunci e presunte rincorse a profitti futuri non emergono elementi certi che possano rinfrancare il popolo di consumatori. Le carni prodotte da animali clonati sono sicure al 100% o… quasi?
Non sarebbe stato meglio, a tal fine, terminare il periodo di studio sui “cloni” in modo da dare ulteriori garanzie? Chi ci assicura che non ci siano maggiori probabilità di trovare carne malata in tavola, una volta che la diffusione dei prodotti di animali clonati si proporrà su larga scala? Interrogativi legittimi, che vale la pena di tener presente, per lo meno per seguire gli sviluppi della vicenda e costruirsi una posizione da “soggetto attivo” nella vicenda.
Nel frattempo, salutando il ritorno sul palco dell’amatissima pecora Dolly, è utile porsi un’ultima questione. Stando alla situazione attuale delle cose, mangereste mai la sua carne (o di un suo simile)?
Ivano Gregorini