H1N1: vaccinare la paura, non l’influenza
Entrano in farmacia a frotte, ormai solo chiedendo il disinfettante per le mani o l’igienizzante per ambienti. Che sono comunque esauriti, in rottura di stock o in attesa di essere riassortiti.
In studio invece entrano con la richiesta di indicazioni terapeutiche per l’influenza H1N1 suina. Molte persone hanno capito leggendo i vari articoli che c’è una componente di marketing che ha spinto tutte le informazioni in modo da generare paura, ma la consapevolezza non è sufficiente da sola a sbloccare quella induzione psichica fornita dall’insinuazione del sospetto.
Serve una comunicazione diretta con un medico, come in un rito sciamanico, per riacquisire la sicurezza delle proprie possibilità.
Questo è il motivo per cui da qualche parte, in qualche piano alto di uffici importanti, chi ha voluto orchestrare l’intero piano di marketing sta gongolando con soddisfazione.
Da esperto del settore, direttamente coinvolto sul campo nella quotidianità, posso dire con certezza che le informazioni che dovevano scatenare la paura sono state mosse con ottimo tempismo, e la paura dell’ignoto, a quasi tutti i livelli, è tanta.
Le comunicazioni contrastanti hanno fatto il loro gioco, come la mancata apertura delle scuole proposta da un membro del governo (ancora in agosto) contraddetto dalla affermazione contraria (solo tre giorni dopo) di un altro membro dello stesso governo.
Il sostegno mediatico al numero dei morti da influenza, senza mai dire che sono in realtà un ventesimo di quelli che normalmente sono attesi durante un normale inverno.
Discutendo di mutazioni strane del virus, senza riportare a chiare lettere che il virus non solo non è mutato ma si sta anche comportando molto bene, mantenendo un livello di aggressività bassissimo e con un comportamento assai diverso da quello della pandemia del 1918.
Infine la continua proposta di vaccini, con la spasmodica attesa delle prime dosi, senza segnalare ufficialmente neanche uno dei pericoli connessi alla vaccinazione.
Sembra che la cosa importante sia stata quella di provocare paura evitando qualsiasi possibile richiamo alla rassicurazione.
Si dice che l’influenza in effetti è leggera, ma si danno disposizioni alle scuole assolutamente nuove, e non utilizzate neanche in caso di focolai di meningite infettiva.
Per la prima volta nella storia c’è un ministero dell’Istruzione che di concerto con quello della Salute invita i bambini e i ragazzi a disertare le lezioni scolastiche per sintomi quali un po’ di raffreddore o due lineette di febbre.
Come dire che tanto si è tutti tranquilli, ma all’intorno si prendono provvedimenti speciali. Da qui nasce la paura, dalla ambivalenza profonda di questi messaggi che arrivano a impaurire anche quando vorrebbero essere rassicuranti.
Il premio Nobel Rita Levi Montalcini ha ricevuto il suo riconoscimento nel 1986 per i suoi studi sul NGF, il fattore di crescita nervoso, che viene prodotto in grande quantità dall’organismo in condizioni di allarme per le proprie priorità vitali.
La paura è una di queste condizioni e l’increzione di NGF, la cui crescita appare quasi palpabile tra la gente, può portare allo sviluppo di allergie ma soprattutto all’indebolimento del sistema immunitario, creando una sorta di circolo vizioso che potrebbe portare a facilitare l’infezione virale. Continuare a creare allarme contribuirà a rendere meno efficienti le difese immunitarie nei confronti di un virus come questo.
Chiunque in questo momento si sente in guerra, sia perché riaffiorano alcuni spunti della guerra vera (Afghanistan, Iraq) cui stiamo partecipando da anni, e che le coscienze riscoprono solo quando un dramma come quello dei nostri sei soldati uccisi e delle vite civili perse in un attentato suicida ritornano agli onori della cronaca. Ma il nostro organismo sa perfettamente di essere in guerra, e percepisce come guerra anche le diatribe politiche e i messaggi ambivalenti che si incrociano quasi senza freno.
Oggi suggerisco a tutte le persone che mi chiedono consiglio, di seguire le indicazioni già espresse nell’articolo sulla prevenzione della influenza H1N1, poi comincio anche a vaccinare la loro paura, per far sì che davvero il sistema immunitario non venga deviato verso una situazione di cattiva risposta dagli effetti secondari di una paura inutile, così frequentemente responsabile del cattivo funzionamento del sistema immunitario.
Anche il New York Times, in un articolo della prestigiosa Tara Parker-Pope vede la prossima stagione invernale responsabile di uno stress inusuale e pericoloso, con una modalità molto diversa dallo stress influenzale delle passate stagioni.
L’autrice chiede infatti di aiutare le famiglie ad affrontare lo stress legato alla possibilità della malattia, non alla malattia in quanto tale. Anche il New York Times quindi esprime un giudizio critico sulla diversità tra paura e dell’evento e realtà dell’infezione; una discrepanza che non sembra toccare gli organi che dovrebbero invece tutelare la correttezza delle informazioni.
Oppression Free (mix di Australian bush flowers, al dosaggio di 7-8 gocce 3 volte al giorno), 1 misurino di Oximix 4+, e 1 compressa sublinguale di Datif-PC possono aiutare chiunque a affrontare la paura in modo costruttivo; a ribasarsi sulla razionalità e ad affrontare i rischi della stagione invernale nel pieno della propria capacità difensiva.
Non esiste però solo un problema di salute; tutti stiamo prendendo coscienza del fatto che come si può “vendere una pandemia”, facilitando l’acquisto irrazionale di farmaci e la corsa acritica verso la vaccinazione, si può vendere (e fare acquistare) un presidente, una opinione politica, un pensiero orientato fino a farlo diventare convinzione comune.
Vaccinare la paura di questa influenza, affrontandola con razionalità, significa anche cercare di difendere la propria libertà di pensiero e non solo la propria salute.