I salvavita che costano poco e non si trovano
Ci sono alcuni farmaci molto importanti dal punto di vista terapeutico (ad esempio la Doxorubicina necessaria per il trattamento del cancro ovarico) che hanno il vizio di costare poco e che pur essendo prescritti correttamente vanno spesso in rottura di stock, cioè vengono dichiarati esauriti, obbligando pazienti in terapia efficace con quel farmaco a sospendere il trattamento o a non iniziarlo, dovendo scegliere poi per forme di trattamento più costose e spesso meno efficaci.
Il New York Times ha dedicato un importante articolo a questo problema nelle scorse settimane, rilevando i rischi connessi con questa situazione.
In sostituzione dei farmaci prodotti in Europa o negli Stati Uniti, vengono spesso forniti farmaci prodotti in Cina o in India, non sottoposti agli stessi controlli produttivi di qualità previsti localmente. In modo ancora peggiore, arrivano sottobanco alle strutture ospedaliere che devono gestire la somministrazione di questo farmaco, proposte di acquisto di lotti consistenti del prodotto richiesto, a prezzi dieci o venti volte maggiori di quelli usuali. Questo significa spesso che le catene commerciali e distributive del prodotto lavorano in termini di sfruttamento della posizione di necessità anzichè per il ritorno alla somministrazione corretta. Non ci sono mezzi termini: si tratta di sciacallaggio.
In questo il giornale americano è molto critico. Sottende possibili azioni indirette da parte delle aziende di produzione che potrebbero essere coinvolte in questo tipo di situazione. Di fatto, nonostante le richieste governative di aumentare gli stock di scorta di questi farmaci sembra che nella pratica questo sia molto difficile, al punto tale che nei mesi scorsi più volte siano stati diramati ai medici statunitensi inviti a non usare certi farmaci a causa della loro temporanea assenza dal mercato.
Si dirà che tutto il mondo è paese e che qui come là esistono indubbiamente i furbi che sfruttano a proprio vantaggio particolari situazioni di mercato. Di certo emerge un lato preciso della Sanità pubblica, che è la dominanza di interessi commerciali nella gestione delle terapie. L’utilizzatore finale, quando si accorge di questo tipo di problema lo vive come un tradimento, grave, rispetto alle aspettative personali e sociali. Non sente più il medico o il Servizio Sanitario al suo fianco nella guarigione ma lo sente come un nemico e un ostacolo alla guarigione. Il tradimento porta facilmente alla dispersione delle proprie energie difensive e rende più dfficile la guarigione.
Non si tratta solo di fare regole ma di decidere se la Sanità deve essere un bene per i cittadini o per le case farmaceutiche e di agire di conseguenza. I recenti eventi relativi alla truffa mondiale dell”influenza suina H1N1 e alla produzione degli inutili vaccini che sono stati venduti a caro prezzo non riesce certo a farci sentire al sicuro nei confronti della strada che la maggior parte dei governi mondiali sta prendendo di fronte a questa scelta e al rispetto dell’etica e dei valori positivi che i cittadini sentono necessari nella gestione della propria salute.