Verso un nuovo paradigma: l’universo informato
Pier Mario Biava, medico del lavoro, studia da tempo il rapporto tra tumore e cellule staminali, e le sue ricerche hanno consentito di isolare specifici fattori di differenziazione delle staminali in grado di rallentare od inibire la crescita di vari tipi di tumori umani. Con Ervin Laszlo, l’Università Giordano Bruno ed Eurosalus, Biava è tra i promotori del convegno “L’informazione, l’universo, la vita“, in programma a Milano venerdì 2 dicembre.
Professor Biava, da dove nasce l’idea di questo convegno?
Dalla necessità di comunicare alcuni concetti molto importanti, a partire da questo: è sempre più chiaro che all’origine dell’universo c’è l’informazione. E’ questa la sua caratteristica di base. In campo medico, ciò significa che se l’informazione è la base di tutti gli esseri viventi, noi siamo organismi di materia-energia coerentemente informata. Questo cambia la visione corrente del mondo e della vita.
In che modo l’informazione ha questa funzione originaria?
Le molecole di cui siamo costituiti sono portatrici di un’informazione che le cellule intendono in modo letterale, e ciò lo spiegheremo proprio al convegno. Qui però dobbiamo aggiungere che l’informazione stessa non è costituita solo da messaggi portati dalle molecole: ciò avviene sul breve raggio. Sul lungo raggio, invece, le informazioni, che permettono la coerenza dell’organismo, viaggiano come onde elettromagnetiche. Le stesse cellule emettono suoni, che a seconda del grado di temperatura si articolano in gravi o in acuti. Ciò spiega come la comunicazione sia complessiva, e produttiva di un’informazione coerente che consente di giungere ad un equilibrio. La malattia, allora, diventa la rottura di quell’equilibrio.
Come agisce questa rottura?
Come un errore nell’informazione che, come detto, sta alla base dell’organismo. Per ristabilire l’equilibrio occorre correggere l’informazione. Da qui derivano le terapie informazionali. Il mio lavoro si è concentrato, tra le altre cose, sulle cellule staminali normali e su quelle tumorali, attraverso l’utilizzo di molecole biologiche – o comunque, di informazioni di natura biologica – che intervengono per operare la necessaria correzione. Una conseguenza importante di questo approccio è la negazione di un riduzionismo che vede il corpo come un aggregato meccanico del quale studiare solo meccanismi puntuali. Le tradizionali terapie sintomatiche non ripristinano l’equilibro. Ecco, al convegno parleremo di tutto ciò, e del concetto di universo informato spiegando come il vuoto quanto-meccanico, in cui c’è l’origine della suddetta informazione, sia a sua volta l’origine della materia.
Come si ripercuote questa visione in ambito non scientifico?
Anzitutto chiarendo che, pur esistendo molti dettagli da specificare, questa teoria conferma come tutte le cose dell’universo siano interconnesse in una rete, e come ogni modifica nel tessuto di questa abbia ripercussioni in altri punti. Il pensiero corre immediatamente all’ambiente e all’ecosistema, per il quale è necessaria una nuova cultura che non rompa l’equilibrio di quella rete; e una nuova cultura, significa un nuovo modo di vedere le cose, che implichi il rispetto dell’ambiente e di tutti gli esseri viventi. Un nuovo paradigma ed un nuovo sistema valoriale, appunto.
E in ambito scientifico?
Faccio l’esempio degli studi sul cancro, argomento di cui mi occupo da sempre come medico. Si è scoperto che la malignità è data da cellule staminali tumorali. Il concetto di riprogrammazione di queste in cellule normali è ormai accettato. Su questo punto, suggerisco la lettura di un numero speciale del Current Pharmaceutical Biotechnology, pubblicato lo scorso febbraio, dedicato interamente alla riprogrammazione e che ho personalmente curato come Guest Editor. Si tratta di 15 articoli che suffragano questo nuovo approccio. Le evidenze scientifiche di queste idee sono ormai accettate anche dalla medicina ufficiale, quella cosiddetta “dura”.
Al convegno è collegata la mostra “Scintillascopy, dall’informazione alla forma” (in programma alla Cascina Cuccagna, Milano). In che modo l’arte è coinvolta nel nuovo paradigma?
Anche l’espressione artistica trova la sua base in una precisa informazione, che dà origine agli oggetti ed alle forme dell’arte stessa. La mostra punta a comunicare come, alla fine, la creazione artistica non sia affatto diversa dall’intuizione scientifica. Entrambe infatti sottendono gli stessi processi mentali.