Haiti: la gioia di un lettino
E’ stata una visita abbastanza breve. Dall’Ospedale Saint Damien alla fondazione St. Luc, dove sono ospitati tanti bambini orfani del terremoto e alcuni bambini che provengono da “residui” di famiglie impossibilitate a sostenerli ed aiutarli, c’è un breve tragitto da fare a piedi e alla fine di una delle giornate di lavoro c’è stato il tempo per accompagnare i colleghi americani presenti in ospedale a vedere l’organizzazione della struttura e a salutare i bambini.
Come sempre, quando si vanno a trovare i bambini, c’è un assalto alla “fotò” perché tutti loro amano rispecchiarsi nelle immagini catturate e immediatamente riviste. Durante quegli incontri gli schermi dei telefonini e delle macchine fotografiche si riempiono di improntine unticce e di segnetti di polpastrelli che cercano di spostare immagini praticamente dappertutto. Di solito servono 10 minuti di olio di gomito, alla fine, per riportare il telefono ad una condizione accettabile.
Quella sera l’orario di arrivo coincideva con la loro cena, anche se questo non ha impedito i saluti e gli abbracci. Poi quando i bambini hanno finito di mangiare, c’è stato come sempre da parte di tutti un assalto alla ricerca di abbracci, giochi, chiacchiera e contatto. Guardando nell’imbrunire, nella luce ormai sfuocata di quell’ampio spazio/cortile della casa dei bambini, ogni grappolo di marmocchietti sorridenti nascondeva al di sotto uno o una di noi.
E’ stata la voce di Josie a tirarmi fuori dal gruppo. Ci chiedeva di andare a vedere la sua stanzetta. Lei che ha poco più di 10 anni, e da poche settimane è stata accolta nella comunità, provenendo da una situazione familiare devastata dal terremoto, dalla povertà e dalla violenza, cercava di fare vedere a tutti quanto era bello il suo lettino. Ci conduceva fiera verso la sua stanza, divisa con altre cinque bambine, mostrando con fierezza quel suo piccolo spazio che le garantiva un’identità personale e un riposo sicuro, probabilmente il primo assaporato nella sua vita.
Guardavamo i suoi occhi allegri e felici, fieri di mostrare la sua importanza: Josie, per la prima volta nella sua vita aveva un lettino tutto suo. La possibilità di lavorare, qui ad Haiti, o anche la disponibilità di un semplice e povero lettino come è accaduto a Josie sono solo alcune delle cose fondamentali per sentirsi esseri umani, per sentire la dignità della propria esistenza.
Il lettino di Haiti resterà nel cuore a richiamare sempre, anche nei momenti in cui abbiamo di più o possiamo fare cose bellissime, che gran parte del mondo può avere bisogno anche solo di quell’essenziale che noi troppe volte diamo per scontato.