I farmaci che riducono il dolore ma fanno ingrassare
Partiamo da una delle patologie più diffuse: il mal di schiena. In molti casi, quello ormai cronicizzato viene trattato con farmaci miorilassanti o antidepressivi. Chi li assume scopre di crescere di peso. Come è possibile, dal momento in cui quelle stesse persone fanno anche, magari, un po’ di attività fisica?
Questo è dovuto al fatto che la maggior parte dei farmaci che agiscono sull’umore provocano una condizione definita di “resistenza all’insulina”. In pratica, per ottenere lo stesso livello di energia, le persone mangiano senza accorgersene una maggiore quantità di carboidrati e zuccheri; ciò si traduce in un ingrassamento. Il problema, in quel caso, non è sospendere il farmaco, i cui effetti farmacologici spariscono nel giro di circa un mese; il vero punto su cui agire è cambiare le abitudini che per anni hanno accompagnato l’uso del farmaco stesso. Qualche esempio tipico: saltare la prima colazione, mangiare dolcetti tra un pasto e l’altro o di notte, davanti al televisore.
Quali sono, allora, i cardini su cui far ruotare questo indispensabile e salutare cambio del nostro modo di vivere? Fondamentalmente, sono due. Il primo riguarda il movimento: è più che necessario, infatti, programmare un’attività fisica aerobica quotidiana. L’altro è l’alimentazione: il lavoro da fare è su una distribuzione dei pasti che una prima colazione molto ricca, l’uso di cibi prevalentemente integrali e il corretto abbinamento di carboidrati e proteine nel singolo pasto. Tutto ciò è centrale per iniziare a invertire la tendenza.
Quanto al tempo necessario per recuperare la condizione di partenza, non dobbiamo aspettarci i miracoli immediati (promessi da troppe diete ipocaloriche). L’arco temporale corretto per ottenere risultati effettivi e stabili può variare dai sei ai dodici mesi. La determinazione nel riprendere il contatto e il controllo con il proprio corpo è uno degli elementi discriminanti per farlo.