Se il mondo ti crolla addosso, fai una partita a Tetris
Di veterani affetti da PTSD sono pieni i serial americani. Quindi, chi li segue conosce almeno vagamente gli effetti potenzialmente devastanti di questo profondo stato di sofferenza. Ma il Disturbo post traumatico da stress può colpire chiunque sia stato esposto a un evento catastrofico o violento. Se quindi il pensiero vola immediatamente alla recentissima strage della scuola elementare di Newtown (Connecticut, USA), e al modo in cui può segnare molti dei sopravvissuti, vale la pena di ricordare che i sintomi possono svilupparsi anche dopo un qualsiasi incidente potenzialmente mortale, in seguito alla morte improvvisa di una persona cara o dopo un abuso sessuale.
Ma non tutti i soggetti ne sono necessariamente colpiti. Ci sono individui, in genere quelli dotati di maggiore resilienza, che dopo un breve periodo di elaborazione del trauma, riprendono la loro vita senza sperimentare particolari sintomi. Altri, non necessariamente i più fragili, cominciano a manifestarne alcuni a partire da qualche settimana dopo l’evento.
Dato che si tratta di un disagio difficile da curare, la prevenzione del PTSD rappresenta un investimento molto valido. Quando l’evento traumatico colpisce una comunità, di solito il primo intervento volto a prevenire ulteriori danni è affidato a operatori esperti in psicologia dell’emergenza. Ma c’è uno strumento a bassissimo impatto, alla portata di tutti, e virtualmente a costo zero, che – in caso di esposizione a un trauma – ognuno di noi può utilizzare nell’immediato.
Grazie a due interessanti studi, condotti in sequenza presso il dipartimento di Psichiatria dell’Università di Oxford (UK), si è osservato che giocare a Tetris per una mezz’ora, entro 6 ore dall’evento traumatico, aiuta efficacemente a impedire la formazione dei flashback visivi che del PTSD rappresentano uno dei sintomi più significativi.
Tetris è un popolarissimo videogioco, che consiste nell’incastrare tra loro mattoncini con forme geometriche diverse, ruotandoli, e comporta un’attivazione della coordinazione oculo-manuale. Già in passato il gioco è stato studiato per i suoi peculiari effetti cognitivi, ma le scoperte sulla protezione dagli effetti di un trauma appaiono ancora più interessanti. E la sua efficacia non consiste semplicemente nel distrarre il soggetto traumatizzato.
Il gruppo di ricerca di Oxford, coordinato dalla dottoressa Emily A. Holmes, ha messo alla prova Tetris seguendo la logica scientifica della formazione dei ricordi. Dato che la memoria umana differenzia i componenti visivi e verbali, e che i flashback o i pensieri intrusivi post traumatici si presentano soprattutto come immagini, la somministrazione di un compito cognitivo visuo-spaziale entra in competizione a livello neurologico con la formazione di immagini visive.
Poiché la biologia del consolidamento dei ricordi suggerisce l’esistenza di una finestra di 6 ore dopo il trauma, durante la quale i ricordi sono ancora malleabili, l’esecuzione di compiti cognitivi di natura visuo-spaziale entro quel margine di tempo riesce a interferire con il consolidarsi dei flashback visivi, e quindi a ridurli, senza tuttavia alterare la memoria dei fatti realmente accaduti.
Dal primo studio è quindi emerso come Tetris, o altri giochi con caratteristiche simili, funzionino alla stregua di “vaccini cognitivi“, a patto che vengano somministrati entro 6 ore dall’evento traumatico.
Nel secondo studio, volto ad approfondire i risultati del primo, lo stesso gruppo di ricerca ha poi indagato se anche giochi di altro tipo avessero una potenzialità analoga. Così hanno confrontato la somministrazione di Tetris con quella di Pub Quiz (un gioco di domande) e di nessun “vaccino” (gruppo di controllo) dopo la visione di filmati violenti.
Ma l’esecuzione di compiti verbali (come potrebbero essere una partita a Scarabeo, o a Trivial) non si è rivelata altrettanto efficace nella riduzione dei flashback. Anzi, il gruppo di ricerca ha segnalato che, entrando in competizione con l’elaborazione verbale e concettuale necessaria per dare un senso all’accaduto, potrebbero addirittura avere l’effetto opposto.
Non tutti i videogiochi, quindi, sono utilizzabili come “vaccino” per prevenire un disturbo post traumatico da stress, ma certamente avere a portata di mano un qualsiasi dispositivo elettronico al momento giusto può rivelarsi un sostegno prezioso.