Legge o non legge, meglio leggere e informarsi per il bene della propria salute
Come in Italia abbiamo imparato a conoscere, non tutte le promesse vengono per essere mantenute e non tutto ciò che i giornali scrivono, o quello che è scritto sulle confezioni dei cereali, rappresenta la verità.
Ultimamente, almeno per quanto riguarda le etichette e le pubblicità, qualcosa è cambiato, così che, grazie ai comitati scientifici dell’Antitrust – evidentemente più informati di quelli delle aziende interessate – dare informazioni errate ai consumatori viene punito in maniera “salata”.
In questo caso, la multa per lo spot ingannevole è stata pagata, tra gli altri, dalla Danone che ha (ci si augura sempre nella buona fede) ingannato i propri consumatori con indicazioni fuorvianti rispetto al calcio da assumere quotidianamente.
A prescindere dal fatto in sé, probabilmente spinto da interessi più economici che di altro tipo, l’accaduto ci porta a considerare due questioni.
In primo luogo è a questo punto indubbio il fatto che la ricerca della propria salute attiri il consumatore in maniera davvero importante e che sia le case di produzione che lo Stato se ne siano accorti.
Il secondo dato, che a questo punto interessa l’utente, è che, legge o non legge, prima di comprare un prodotto per quello che promette, forse è il caso comunque di leggere ciò di cui è composto (gli ingredienti).
Quali sono i trucchi per comprendere meglio le qualità del prodotto davanti a cui ci si trova, indipendentemente dalla pubblicità, almeno fino al momento in cui le aziende non si renderanno conto che il modo più sensato di guadagnare (soldi, fiducia e clientela) è occuparsi davvero di salute e benessere?
Un metodo che funziona a batter d’occhio è il controllo della lunghezza della lista degli ingredienti: generalmente meno ingredienti sono presenti, migliore è il prodotto.
Un altro metodo simpatico è quello di considerare soltanto i prodotti che contengano il più possibile ingredienti “noti”: “farina di frumento” o “farina di frumento integrale” saranno considerati noti, aggiunte dai nomi complessi, magari fatti da lettere e numeri accostati in maniera apparentemente casuale no. Se la nonna non avrebbe saputo dire cosa fosse, con tutta probabilità, quello elencato non è un ingrediente particolarmente positivo.
In ogni caso, l’unico modo di essere certi della qualità di un prodotto e degli ingredienti in esso contenuti è l’informazione: confrontare pareri diversi, consultare esperti, leggere a riguardo, è l’unico modo per essere davvero più sicuri di star facendo una scelta buona per la propria salute e per quella della propria famiglia (o dei propri bambini). Si tratta circa della stessa cosa che farebbe una ditta davvero intelligente (oltre che cercarsi un buon avvocato).