Sindrome metabolica, diabete e intestino irritabile: si curano con la dieta senza glutine?
Sull’ultimo numero di Gastroenterology sono pubblicati due studi davvero interessanti.
Il primo dei dure correla la dieta priva di glutine con la riduzione delle scariche giornaliere di diarrea in chi soffre d’intestino irritabile. Il secondo nota una minore probabilità di avere diabete o sindrome metabolica in chi sa di essere celiaco rispetto al resto della popolazione.
In entrambi gli studi, la privazione di glutine sembra avere un impatto rilevante dal punto di vista clinico in un caso e preventivo nel secondo. È davvero il glutine, una bestia nera di tale spessore? O forse la motivazione di questo tipo di reazione è da ricercare in altre cause?
Dire a una persona qualsiasi di cominciare a evitare qualsiasi tipo di cereale contenete glutine implica almeno due reazioni tipiche: “non posso più mangiare cereali” “e ora che cosa mangio?”.
Pane, pasta, merendine, prodotti confezionati a base di farina di frumento rappresentano la maggior parte del sostentamento quotidiano della gran parte degli abitanti nei paesi industrializzati.
Invitare a una dieta priva di glutine significa ridurre drasticamente l’usuale scelta di prodotti ad alto contenuto di grassi trans (merendine, biscotti, prodotti di pasticceria industriale) e di zuccheri semplici.
Ecco l’impatto di una dieta senza glutine sulla prevenzione della sindrome metabolica e del diabete, non tanto per la riduzione del glutine in quanto tale ma per la riduzione degli alimenti che lo contengono.
Anche mangiando molto riso o mais, difficilmente la quota di carboidrati semplici che una persona a dieta sul glutine ingerirà, sarà pari alla precedente e più spesso si utilizzeranno in maniera più ampia ad esempio leguminose, patate, uova, vegetali, con l’azione preventiva ad ampio raggio che ne deriva.
Il risultato importante ottenuto da una dieta che abbia tali caratteristiche è anche di tipo antiinfiammatorio. Gran parte della popolazione occidentale presenta IgG reattive al glutine senza per questo essere celiaca ed è probabilmente questo l’effetto che davvero il glutine ha sia a livello preventivo che a livello terapeutico su chi segue una dieta di astinenza.
In questo senso, molto più opportuna è la ricerca delle IgG personali specifiche che indicano la reattività individuale nei confronti di gruppi di alimenti e che possono portare ad un miglioramento clinico più preciso e ulteriore rispetto alla impersonale indicazione riferita al glutine.
Un test che proponga questo tipo di analisi è ad esempio Recaller, che offre indicazioni non solo di astinenza, ma anche di reintroduzione degli alimenti che provocano reattività in una logica di rieducazione immunitaria alla tolleranza.
Ecco che il successo importante ottenuto dalla dieta priva di glutine apre la strada a considerazioni più approfondite e che ancora una volta puntano più su un atteggiamento di generale sensibilità rispetto alle scelte alimentari di ciascuno, piuttosto che all’astensione da una singola molecola comunque evidentemente utile dal punto di vista pratico.
L’educazione all’attenzione verso ciò che si mangia è la tappa fondamentale di questo percorso e pone la base all’utilizzo clinico dello strumento “alimentazione” come veicolo di benessere, salute e prevenzione.