Caffè, salute e arterie: la tazzina è mezza piena
Per anni si è detto di non esagerare con il caffè, che avrebbe reso irascibili, antipatici e che nemmeno faceva bene berne tanto.
Se è vero che tra il tanto e il troppo la linea può essere sottile, oggi è chiaro che il caffè (da bere amaro) è invece uno strumento di salute davvero interessante.
È sempre più studiata, ad esempio, la relazione tra il consumo di caffè e la mortalità cardiovascolare.
A quanto pare, i grandi consumatori di caffè hanno rischi cardiovascolari minori con azione mirata su tutte quelle condizioni che con questo rischio vanno a braccetto: insulino resistenza, colesterolo “cattivo”, diabete di tipo 2.
Chi beve più di un paio di caffè al giorno guadagna, a quanto pare, parecchi punti fiducia da investire sulle proprie arterie.
L’ultimo studio che conferma questo risultato è ripreso dal JWatch, pubblicato su Heart, e parla di livelli di calcio ridottissimi nelle arterie di chi beve tre o quattro tazze di caffè al giorno.
Il calcio nelle arterie è un fattore di rischio ulteriore per la mortalità cardiovascolare, così che sembra sia davvero il caso di sentirsi fieri, soddisfatti e al sicuro sorseggiando la calda e aromatica bevanda.
Vero è che il calcio nelle arterie dello studio ricomincia a salire quando si arriva e si supera il livello di cinque caffè quotidiani.
Insomma: il caffè è una risorsa e non un nemico. Abusare degli amici non è comunque mai una cosa carina e restare in una logica di uso moderato, equilibrato e attento, sembra un’idea sensata, utile e a modo.
Evviva il caffè, evviva la prevenzione ed evviva la moderazione, quindi.
La buona notizia per chi le cinque tazzine le supera è che uno studio giapponese pubblicato sul JAMA ha dimostrato una netta riduzione del rischio di Malattia di Parkinson in chi di caffè consumava quantità anche più elevate.
Sembra che la tazzina si possa comunque vedere mezza piena.