Pillola anticoncezionale e depressione: controllare l’insulina per evitarla
La pillola anticoncezionale è una delle conquiste della medicina. Usata con la dovuta attenzione, perché è sempre e comunque un farmaco, ha consentito all’essere umano di iniziare finalmente a controllare alcune delle proprie funzioni ormonali.
Per la donna e per la coppia ha significato staccare il piacere sessuale dalla procreazione, un cambiamento profondo che ha determinato una vera rivoluzione sociale negli ultimi decenni. La nuova conoscenza ha inoltre consentito di trattare numerosi disturbi ormonali fino ad allora di difficile cura.
Benefici importanti quindi, associati però ad alcuni effetti collaterali da conoscere e capire, anche perché alcuni di essi possono essere facilmente controllabili.
Fin dai primi anni 80 segnalavo che molte terapie ormonali svolgevano un’azione di contrasto su alcune vitamine del gruppo B, tra cui la B6, vitamina fondamentale per la gestione dello stress. Ancora in anni lontani suggerivo quindi a chi usasse la pillola di integrare la propria alimentazione con inositolo, zinco e vitamina B6.
Tra gli altri possibili effetti, già evidenziati e descritti, dal 2006 è ad esempio ben noto “il mal di testa da pillola“, un disturbo che si è affiancato ai possibili effetti sulla circolazione e sul fegato e che merita di essere ben considerato soprattutto nelle adolescenti.
In modo inaspettato però, una ricerca pubblicata su JAMA Psychiatric nel settembre 2016 ha inserito il rischio di ammalarsi di depressione tra i possibili rilevanti effetti collaterali della pillola anticoncezionale.
Non si tratta del sospetto dovuto a qualche caso clinico, ma ad una analisi molto precisa che ha coinvolto tutte le donne danesi per una media di quasi 7 anni.
Si tratta cioè di una considerazione che emerge dal controllo di oltre un milione di donne comprese tra i 15 e i 34 anni e seguite in modo attento e documentato, valutando dai registri nazionali del consumo di farmaci anche la quantità di farmaci antidepressivi utilizzati (Wessel Skovlund C et al, JAMA Psychiatry. Published online September 28, 2016. doi:10.1001/jamapsychiatry.2016.2387).
Inoltre si parla di una diagnosi di depressione effettuata da specialisti ospedalieri e non solo riferita, quindi il sospetto è che la percezione spontanea di un disturbo dell’umore sia in qualche modo anche più rilevante di quanto dicano i risultati.
Il rischio di arrivare ad utilizzare per la prima volta farmaci antidepressivi in concomitanza all’uso della pillola si è rivelato essere 1,23 cioè il 23% in più di quanto avvenga tra le donne che non la utilizzano. Per le donne che usavano l’anello il rischio si è rivelato di 1,6 e per chi utilizzava il cerotto di 2,0 cioè una frequenza doppia di quella di chi non usa nulla.
Se già questi dati sono molto importanti, è impressionante il rischio valutato sulle adolescenti (tra i 15 e i 19 anni) che usavano estroprogestinici combinati, valutato in 1,8 (cioè quasi il doppio di chi non li utilizzava).
Sono numeri importanti che devono essere valutati con attenzione per capire come contrastare efficacemente questo rischio.
Ovviamente è necessario capire se si possa trattare di una condizione psichica presente in tutte le donne danesi o se invece, in modo più semplice, si tratti di un effetto dovuto alla induzione di resistenza insulinica, una situazione che oltre a favorire l’ingrassamento porta all’abbassamento del tono dell’umore in numerosi casi.
Non sono mancati autori che hanno subito proposto che la depressione insorga con maggiore frequenza perché si modifica la naturalità della ricerca sessuale nella coppia, ovvero che la depressione sia legata al fatto che non si dovrebbero utilizzare anticoncezionali nell’adolescenza.
Siamo convinti che la maggiore libertà sessuale e soprattutto la sicurezza anticoncezionale della pillola siano una cosa buona e che il vantaggio di una azione farmacologica rispetto ad una gravidanza indesiderata sia immenso, quindi volentieri ad altre tribune i dibattiti su questi temi che non riteniamo utili, ben sapendo che questo aumento del rischio depressivo sia dovuto alla carenza di alcuni elementi nutritivi e soprattutto alla resistenza insulinica che oggi giustifica bene le oscillazioni dell’umore.
Si sa già da anni che la pillola ha con il sovrappeso una relazione doppia e bidirezionale, perché se è vero che la pillola spesso facilita l’ingrassamento rischia poi alla fine di non essere efficace proprio nelle donne in cui ha stimolato l’ingrassamento.
Inoltre, l’attivazione di un processo infiammatorio con la produzione di citochine come TNF-alfa, BAFF e IL6 attiva ancora di più la resistenza insulinica e attraverso questa modula una reazione depressiva importante.
Ecco che allora si può intervenire sul rischio-depressione attraverso scelte alimentari e stili di vita corretti.
Lo squilibrio nella assunzione dei carboidrati riduce spesso il tono dell’umore perché si innesca un circolo vizioso che porta anche alla depressione e alla carenza di serotonina. Per questo, quando si usa la pillola anticoncezionale, e soprattutto nelle adolescenti, si devono impostare in sequenza alcune scelte strategiche che aiutino il metabolismo e la pulizia dai farmaci e soprattutto mantengano la relazione con l’insulina e con gli zuccheri su un piano di amicizia.
- Imparare a nutrirsi bene, bilanciando correttamente le proporzioni carboidrati e proteine in ogni piatto. Gli eccessi di carboidrati possono essere molto deleteri
- Mantenere l’attività fisica come una buona abitudine e ove possibile incrementarla.
- Effettuare ogni paio di mesi un ciclo di “ripulizia” con un paio di grammi al giorno di Inositolo, che oltre a ripianare il consumo di alcune vitamine del gruppo B, svolge una naturale azione di sostegno al tono dell’umore.
- Controllare il livello di infiammazione alimentare dell’organismo. Se c’è un livello di BAFF elevato (evidenziabile da test come Recaller e BioMarkers) si incrementa la resistenza insulinica (che facilita la depressione) mentre una dieta personalizzata aiuta a controllare il fenomeno.
L’uso della pillola anticoncezionale è sempre da decidere insieme con il proprio medico, bilanciando rischi e benefici.
Mettendo in atto stili di vita e scelte alimentari di benessere, si può efficacemente ridurre l’infiammazione alimentare, si può controllare la resistenza insulinica, evitando così grasso e cellulite inutili e soprattutto si può godere della propria vitalità minimizzando i danni che talora i farmaci portano all’organismo.