Il bicchiere di latte della salute
Il consumo di latte e derivati ha subito negli ultimi anni molta cattiva pubblicità, con diverse linee guida dietetiche che consigliano una riduzione della sua assunzione per la presenza di grassi saturi, con il loro presunto effetto avverso sul profilo lipidico e sulla mortalità.
Tuttavia l’evidenza scientifica a supporto di questa ultima analogia è lacunosa e dimentica che i prodotti lattiero-caseari, e i loro grassi, contengono anche prodotti sicuramente positivi per il benessere quali specifici aminoacidi, acidi grassi insaturi, vitamina K, calcio, probiotici…
Il loro effetto totale quindi deve essere valutato nel loro complesso, e le evidenze che il bilancio complessivo sia positivo arrivano anche dalle raccomandazioni della dieta DASH (un elenco di indicazioni nutrizionali volte a ridurre l’ipertensione), che consigliano il consumo di latte e dei suoi derivati.
A occuparsi invece di rischio cardiovascolare e mortalità arriva nuovamente lo studio PURE, di cui ci siamo già occupati, che valutando le abitudini alimentari di oltre 130.000 persone nei cinque continenti per oltre 9 anni ha osservato le associazioni tra queste, la mortalità e gli eventi cardiovascolari.
Focalizzandosi sul consumo di latte e derivati si è visto in maniera chiara come un maggior consumo di questi prodotti si associava a una riduzione della mortalità e di eventi cardiovascolari maggiori. Questa associazione si faceva ancora più marcata nell’ambito dello stroke, mentre non vi era alcuna associazione tra la quantità di latte (e derivati) consumati e l’infarto.
Considerando invece i soli livelli di colesterolo, si è visto come non vi era una correlazione tra l’assunzione di latte ed i livelli di LDL (comunemente noto come “colesterolo cattivo”) mentre vi era una riduzione dei livelli di trigliceridi all’aumentare del consumo di prodotti lattiero caseari.
Essendo però questo gruppo di prodotti estremamente vario al suo interno, i ricercatori hanno valutato anche specifici alimenti, confermando ad esempio una riduzione del rischio di mortalità e malattia cardiovascolare di circa il 10% con un consumo “elevato” (>2 porzioni al giorno) di yogurt.
Quello che possiamo imparare da questi dati è che, come ripetiamo spesso, non vi sono cibi universalmente “cattivi” e che, all’interno di una variabilità che limiti gli eccessi per controllare l’infiammazione, consumare latte e derivati può essere positivo, scagionando ancora una volta i formaggi, una utile e gustosa fonte proteica.
Bibliografia essenziale
- Dehgan M. et al., Association of dairy intake with cardiovascular disease and mortality in 21 countries from five continents (PURE): a prospective cohort study. Lancet 2018 Sep 11 pii: S0140-6736(18)31812-9. doi: 10.1016/S0140-6736(18)31812-9. [Epub ahead of print].