Individuate nuove cause della depressione: inquinamento ambientale e grasso corporeo tra i responsabili
Una ricerca effettuata da epidemiologi danesi e statunitensi ha evidenziato l’importanza dell’inquinamento ambientale nel facilitare e mantenere la depressione.
I risultati del loro lavoro pubblicati su PLoS Biology nell’agosto 2019 hanno valutato le condizioni di inquinamento americane, sulla base dei dati della EPA (Environmental Protection Agency) applicandone i risultati sui registri sanitari di 151 milioni di persone. Sono poi stati considerati 1,5 milioni di cittadini danesi rilevando i loro dati di esposizione ambientale su base individuale (Khan A et al, PLoS Biol. 2019 Aug 20;17(8):e3000353. doi: 10.1371/journal.pbio.3000353. eCollection 2019 Aug).
Entrambe le valutazioni (più generale e vasta quella statunitense, più personalizzata quella danese) hanno dato risultati sovrapponibili, evidenziando cioè una stretta relazione tra crescita dell’inquinamento ambientale e sviluppo di disturbi neuropsichici tra cui molto evidenti quelli depressivi.
L’ipotesi formulata dai ricercatori è che gli agenti inquinanti stimolino dei fenomeni infiammatori sul tessuto nervoso inducendo disturbi depressivi come conseguenza di questa azione.
Questi aspetti sono stati già confermati anche in sperimentazioni animali, ma ormai da qualche anno, la relazione tra infiammazione e depressione è apparsa evidente anche nell’uomo e sempre più sta prendendo quota la relazione tra infiammazione indotta dall’eccesso zuccherino e sviluppo di sintomi depressivi, come ben spiegato in un articolo di Cappelletti pubblicato su Eurosalus.
Il controllo personale dell’infiammazione e il controllo sociale dell’inquinamento ambientale devono quindi andare di pari passo per aiutare a controllare una delle malattie maggiormente in crescita in questi tempi.
Dove il mondo politico non sia in grado di agire, le azioni individuali di protezione che ogni persona può mettere in atto sia attraverso il cambio di stile di vita sia attraverso le modifiche personalizzate dell’alimentazione diventano essenziali e rimangono l’unica garanzia di protezione individuale cui affidarsi.
L’importanza degli zuccheri nel facilitare i fenomeni depressivi si affianca molto bene ai risultati di un’altra ricerca pubblicata su Translational Psychiatry nell’agosto 2019, che individua nella percentuale di massa grassa dell’organismo una possibile causa diretta del fenomeno depressivo (Speed MD et al, Transl Psychiatry. 2019 Aug 5;9(1):184. doi: 10.1038/s41398-019-0516-4).
Per molto tempo si è pensato che condizioni corporee da molti ritenute “svantaggiose” come la bassa statura o l’eccesso di peso fossero dei possibili stimoli psicologici allo sviluppo depressivo.
I ricercatori danesi, lavorando sui registri sanitari di 810.000 persone, sono riusciti invece a differenziare molto bene le caratteristiche psicologiche dell’aumento di peso da quelle dell’aumento della sola massa grassa, riconoscendo uno stimolo causale diretto di tipo metabolico e biochimico sul disordine psichico legato a quest’ultima. È la percentuale di massa grassa e non il peso in sé a determinare una modifica comportamentale e un disordine psichico.
Ancora una volta bisogna dire che la massa grassa dipende anche da segnali infiammatori specifici e dalla resistenza insulinica spesso correlata all’infiammazione, e precisare soprattutto che sulla massa grassa di un soggetto si può agire attraverso i cambi di stile di vita, l’impostazione di una adeguata attività fisica, in grado di agire come e meglio dei farmaci antidepressivi, e lo studio di un’alimentazione personalizzata, esattamente come nel nostro centro svolgiamo, attraverso specifici percorsi clinici.
Il richiamo però è anche a livello generale: l’educazione all’alimentazione corretta e il controllo degli zuccheri devono essere strumenti anche sociali di controllo dello sviluppo depressivo.
Fermarsi alla sola parte “psichica” del disturbo impedisce di aiutare le tante persone che potrebbero identificare invece nell’alimentazione e nell’inquinamento le basi del loro malessere aiutandole a trovare le strade più corrette per la guarigione.