Pidocchi nelle scuole: guida pratica alla sopravvivenza
Apri la cartella di tuo figlio e controllando il diario per vedere che novità ci sono vedi l’infido foglietto scivolare fuori dalle pagine: “cosa sarà mai?” ti chiedi la prima volta.
Se ti va bene, si tratta solo dell’avvertimento che si è verificato un caso di pediculosi nella classe e dunque viene consigliato di fare comunque un trattamento di sicurezza a tutta la famiglia. Se ti va male, il diretto interessato è tuo figlio e qui scatta l’emergenza vera e propria.
Ma procediamo per gradi ed analizziamo il primo caso.
Generalmente, la prima esperienza avviene alla scuola materna: sembra che la bestiaccia (il pidocchio) preferisca alloggiare su cuoi capelluti giovani.
La prima volta le maestre, con molto tatto, avvisano i genitori della classe colpita e qui iniziano le prime scene di panico. Mamme disperate si chiedono come sia potuto succedere, altre indignate minacciano la direttrice pensando con orrore alle chiome più o meno bionde, ma sicuramente lunghe, delle loro bambine.
Passato il primo momento, come per caso ci si inizia a grattare: “cielo, forse li ho presi anch’io” ci si chiede (accade raramente); poi, da brave mamme efficienti che siamo, nel tentativo di razionalizzare il problema, ci poniamo la vera domanda: “ma come si riconosce il pidocchio?”
Chi ha già affrontato il calvario è sempre disponibile a dare una mano, anche se a volte non è facile esporsi pubblicamente.
Per chiarire questo punto, molti pensano che il pidocchio prenda di mira il bambino poco curato e – diciamolo francamente – che si lava poco; questo poteva essere vero forse una volta, ma pare che oggi “la bestia” vada, al contrario, a cercare il capello lavato troppo frequentemente e quindi indebolito; come anche il bambino con poche difese immunitarie perché magari reduce da un’influenza.
La mamma e il bambino che già hanno imparato a conoscere lo sgradito inquilino, non vanno dunque giudicati, poiché anche loro sono vittime innocenti di questa nuova era dove neanche il pidocchio è più quello di una volta.
Io sono una di quelle mamme che fiduciosamente ha accettato la sfida all’ultimo sangue con il nemico ed ora cercherò di aiutarvi per prima cosa a riconoscerlo.
L’animale in sè non è facilissimo da localizzare, in modo particolare se siete al primo stadio, quello in cui si presume ci sia un solo ospite che però si sta divertendo a depositare potenziali coinquilini.
Le uova sono più facili da localizzare e le si può trovare, tante o poche che siano, nei capelli dietro le orecchie e all’attaccatura del collo, sono bianche e potrebbero essere scambiate per forfora ma la differenza sta nel fatto che, mentre la prima scuotendo il capello si stacca, la larva resta saldamente attaccata.
La larva si ancora alla radice del capello, se ne trovate sulla lunghezza vuol dire che sono vecchie e defunte.
Gli approcci al problema prevenzione sono diversi: c’è chi come me, la prima volta, controlla scrupolosamente ciocca per ciocca i capelli della prole (se si tratta di una femmina dai capelli lunghi e biondi può essere una procedura alquanto lunga) e decide che accetta il rischio, c’è chi ascoltando i consigli della nonna fa un bel lavaggio con l’aceto (sembra faccia diventare i capelli belli lucidi, quindi male non fa) e chi si precipita in farmacia alla ricerca del prodotto miracoloso.
Non sono mai riuscita a capire se esista o meno il rimedio preventivo, io ho sempre usato il metodo del controllo manuale associato ad uno shampoo al catrame, ma bisogna considerare che la situazione va tenuta sotto controllo perché, anche se il bambino o i bambini trovati positivi al controllo scolastico vengono allontanati per alcuni giorni, non è detto che qualche altro caso sfuggito alla verifica sia ancora presente nell’ambiente.
Esaminiamo ora la seconda possibilità: il figlio infestato è proprio il vostro!
Niente panico si tratta pur sempre di un’esperienza che un domani potrà essere di aiuto a qualcun altro.
Facile a dirsi: i miei figli dopo averla scampata per più di una volta, un giorno sono stati colpiti anche loro, entrambi biondi, le uova si vedono meno; quindi si sono infestati con i pidocchi senza che potessi accorgermene.
In tutta sincerità non pensavo sarebbe stato così difficile debellare l’epidemia.
Fiduciosa nel progresso dei rimedi moderni mi sono rivolta, con un po’ di vergogna, al farmacista di fiducia che mi ha orgogliosamente mandata a casa con il mio shampoo magico; il problema è stato apprendere che avrei dovuto lavare ad alta temperatura non solo lenzuola, federe, asciugamani, ma anche tutti i vestiti che erano stati recentemente a contatto con i miei figli.
A questo punto viene anche da chiedersi cosa fare con i divani e i cuscini delle sedie in cucina. Qualcuno mi disse anche di usare la famosa polvere Mom (esiste anche lo shampoo e la lozione) sulle cose come “il cap” per equitazione, il casco da sci, quello per la moto e tutto ciò che non si poteva lavare; il consiglio includeva il fatto che avrei dovuto chiudere tutto in un sacco e dimenticarmene per qualche giorno, (cosa difficile da fare con i divani).
Partii comunque all’attacco, feci il primo trattamento sulla testa dei ragazzi seguendo scrupolosamente le istruzioni poi, dopo qualche giorno, feci il secondo e iniziai l’operazione di eliminazione manuale delle uova.
La pettinina in questo caso, a mio parere non funziona e se non si tolgono i “morti”, al controllo per la riammissione a scuola si rischia di essere rimandati a casa con il consiglio di ripetere il trattamento.
Nel mio caso, la situazione sembrava perfettamente sottocontrollo, ma mia figlia continuava a lamentarsi del prurito in testa. “Sarà l’irritazione dovuta al prodotto usato o solo suggestione?” mi sono detta, ma in realtà purtroppo era un pidocchio superstite.
A quel punto la mia strategia si è basata su un’indagine a tappeto su tutti i rimedi possibili e alla fine ho deciso di provare un shampoo in crema già sperimentato da un’amica.
Passo fondamentale del trattamento era il passaggio, una volta lasciato agire il prodotto, della pettinina nelle singole ciocche ricoperte di crema e il successivo risciacquo dello strumento nel lavandino chiuso dal tappo (utile per vedere cosa si elimina).
Lo spettacolo non è dei migliori ma in compenso, per la prima volta, ho visto il nemico e con soddisfazione ho potuto costatare che era morto, anzi mortissimo.
Purtroppo ho dovuto accorciare un po’ i capelli lunghi di mia figlia, ma solo il minimo indispensabile per facilitare l’operazione. Mi permetto di consigliare anche l’uso di un paio di guanti chirurgici, in modo particolare se i figli sono più di uno, infatti questi prodotti sono a base d’insetticida e per chi li applica potrebbero essere fastidiosi.
I bambini sono però sopravvissuti, le bestiacce morte ed io avevo finalmente vinto la mia battaglia; per fortuna le vacanze erano vicine perché, in tutta sincerità, mi sentivo un po’ stressata.
Per lungo tempo ho tenuto a portata di mano il magico prodotto e ai cambi di stagione l’ho utilizzato come mezzo preventivo ancora per qualche volta, poi i bambini sono cresciuti e dalle scuole medie in poi il temuto avviso scolastico non è più comparso in cartella.
Ancora oggi però, quando qualche fratellino degli amici di mio figlio è colpito, mia figlia si preoccupa e con un po’ di apprensione “gira alla larga”.