Fruttosio ai bambini? No, grazie!
La steatosi epatica, ovvero l’accumulo di grasso a livello del fegato, è un problema estremamente diffuso al giorno d’oggi, e proprio per questo ce ne siamo già occupati numerose volte, cercando di individuarne le cause ed alcuni approcci terapeutici.
Un aspetto troppo spesso sottovalutato però è che questo accumulo di grasso non riguarda solo gli adulti, ma una fetta sempre maggiore di bambini soffre di questo disturbo che, se non trattato, può portare a gravi conseguenze.
Da qualche tempo si sono accumulate prove che un incremento dei livelli di acido urico nel sangue e di fruttosio nella dieta siano correlati con l’accumulo di grasso a livello epatico, ma senza mai legare le due cose tra loro.
È di recentissima pubblicazione sul Journal of Hepatology, una delle riviste più importanti del settore a livello mondiale, uno studio italiano che ha cercato proprio di capire l’associazione tra questi due elementi, sia tra di loro che sullo sviluppo di NASH, in bambini ed adolescenti.
Prima di addentrarci nella questione è d’obbligo un piccolo ripasso sulla differenza tra NAFLD e NASH: per NAFLD si intende l’accumulo di grasso a livello epatico, per NASH invece si intende un sottogruppo di questi pazienti in cui questo accumulo causa infiammazione e quindi danno epatico progressivo.
Lo studio ha incluso 271 bambini-adolescenti obesi con NAFLD che sono stati sottoposti a biopsia epatica e monitorati con esami ematici e questionari sul comportamento alimentare.
Si è visto come di questi quasi il 40% avesse i segni di infiammazione a livello epatico (e quindi già una NASH).
Altro dato interessante, specialmente perché si riferisce alla popolazione italiana, è che oltre la metà degli adolescenti non consumava mai la colazione, ed un altro 25% la consumava solo saltuariamente. La quasi totalità (95%) dei bambini esaminati però consumava snack o merendine durante la mattinata, e quasi tutti (89%) anche durante il pomeriggio. Tuttavia l’89% ha riportato il consumo abituale di bevande zuccherate e/o dolcificate.
L’analisi statistica dei risultati ha dimostrato come sia i livelli di acido urico che il consumo di fruttosio si associavano indipendentemente con lo sviluppo di NASH, ma ha anche dimostrato come il consumo di fruttosio si correlava con un incremento dei livello di acido urico.
Questo significa che una dieta non bilanciata, rappresentata dai livelli di acido urico, è in grado di causare lo sviluppo di infiammazione a livello epatico, ma soprattuto che il consumo di zuccheri semplici, in questo caso il fruttosio, sfrutta un doppio meccanismo: non solo è in grado di causare NASH “da solo”, ma anche che si “aiuta” aumentando i livelli di acido urico.
In aggiunta, valutando tutti i dati forniti, si può vedere come ancora un’ampia fetta della popolazione pediatrica italiana non segua una dieta bilanciata: quasi l’80% del campione analizzato non consuma regolarmente la colazione (che è momento fondamentale per attivare il metabolismo), e la quasi totalità consuma snack e bevande zuccherate più volte al giorno.
Questi comportamenti sono alla base dell’accumulo di grasso, a livello corporeo ed epatico, e di infiammazione, in entrambi questi distretti.
Il controllo dell’insulina, anche in giovane età, è fondamentale strumento di benessere. Per farlo, in aggiunta all’introduzione della colazione, un maggior consumo di fibre, il passaggio a carboidrati integrali ed un giusto apporto proteico, possono fare davvero la differenza in termini sia curativi che preventivi.
Lo svolgimento di attività fisica e l’abituarsi a muoversi fin dalla giovane età consentono di massimizzare i benefici sia a breve che a lungo termine.
Volendo sintetizzare la lezione che ci viene data da questo articolo in due concetti: basta zuccheri semplici e sì invece alla colazione.
Bibliografia essenziale
Mosca A, Nobili V, De Vito R, Crudele A, Scorletti E, Villani A et al., Serum uric acid concentrations and fructose consumption are independently associated with NASH in children and adolescents. J Hepatol 2017;66:1031-6