Verruche
Le verruche cutanee sono una evenienza estremamente frequente nella popolazione generale, soprattutto in età scolare.
Si manifestano in genere come escrescenze cutanee oppure come aree simili a calli sulle mani o sui piedi e sono l’esito di un’infezione con un virus che si chiama HPV.
Le verruche possono presentarsi in tanti modi diversi.
Le verruche volgari tendono a formare delle piccole papille in genere rugose, simili a dei piccoli broccoli.
Le verruche piane tendono ad essere più lisce, poco rilevate e dalla forma tondeggiante.
Le verruche plantari simulano spesso un callo indurito.
L’aspetto tipico della verruca è la presenza di vasi capillari dilatati, che vengono in genere identificati come “puntini neri” dalle mamme già esperte sui piedi dei propri bimbi.
Le verruche tendono spesso a moltiplicarsi ed espandersi attorno a quella di prima comparsa. E per questo è utile trattarle: è tipico il “calletto con puntino nero centrale” sul piede del bambino che diventa un “callo molto più grande con tanti puntini neri all’interno”.
La causa fondamentale della verruca è l’infezione da HPV, che avviene attraverso microtraumi sulla superficie cutanea e il contatto con una superficie “infetta” (tipicamente il pavimento della palestra o quello della piscina).
È comunque da specificare che “prendere una verruca cutanea” non è così facile. Uno studio olandese ha ad esempio evidenziato come solo 29 bambini ogni 100 a rischio per esposizione abbiano di fatto “preso una verruca” nel periodo di osservazione. In questo caso, il fatto che fossero presenti compagni di classe e/o famigliari con verruche cutanee ha aumentato comunque la probabilità dei bambini di sviluppare verruche a propria volta.
La funzionalità del sistema immunitario ha comunque il proprio ruolo nello sviluppo o meno della verruca: quando il sistema immunitario funziona bene, questo tende a riconoscere ed eliminare il virus HPV come farebbe per un virus del raffreddore.
Due terzi delle verruche che all’osservazione istologica presentano infiltrato linfocitaria (che corrisponde alla reazione del sistema immunitario), le verruche vanno incontro a regressione spontanea.
Il trattamento della verruca punta a distruggere la lesione e a stimolare la reazione del sistema immunitario nei confronti del virus che ha infettato la pelle.
A questo scopo, i metodi classicamente utilizzati sono diversi: l’applicazione di acido salicilico in soluzione con acido lattico e collodio, circondando la lesione con della vaselina per proteggere la cute circostante, è uno dei metodi più classici (attenzione, l’applicazione non andrebbe protratta oltre le 6 settimane).
Crioterapia (azoto liquido, che viene applicato localmente dal dermatologo per danneggiare “col freddo” la lesione), rimozione chirurgica, elettrocoagulazione, laser, sono altre metodiche utilizzate a scopo distruttivo sulla verruca (o sulle verruche).
Lo schema preferito
Il primo passo è sempre quello di farsi vedere subito da un medico che sia in grado di fare la diagnosi e indicare il modo migliore di procedere. È bene sapere, infatti, che trattare una verruca di recente comparsa è in genere più facile che fare la stessa cosa con una verruca di vecchia data: meglio aiutarsi a guarire prima che dopo.
Intanto che si prende contatto col medico e si inizia (e continua) il trattamento, è utile controllare i livelli infiammatori e dare al sistema immunitario le risorse utili alla reazione nei confronti dell’infezione.
Per questo è consigliabile fare attenzione alla propria alimentazione rispettando quelle che sono le buone abitudini di benessere, come inserire la giusta quota di proteine in ogni pasto (deve essere almeno uguale a quella, ad esempio, di pasta o riso), consumare frutta o verdura cruda ogni volta che si mangia, scegliere per i propri pasti carboidrati il più possibile integrali o a basso impatto glicemico.
Controllare l’infiammazione da cibo o da “Profilo alimentare personale”, inserendo la giusta variabilità nella propria routine nutrizionale può altrettanto essere di ausilio (un test come Recaller o BioMarkers, che misuri le IgG specifiche per grande gruppo alimentare e citochine infiammatorie come BAFF e PAF, può essere una buona guida a questo scopo).
Anche un po’ di attività fisica durante la giornata può essere uno stimolo di supporto.
Questa attenzione alla componente nutrizionale e infiammatoria caratterizza il percorso terapeutico utilizzato ad esempio presso il centro medico SMA di Milano.
Il corretto supplemento di vitamina D si è evidenziato utile nella gestione di numerose infezioni virali. Per questo, una adeguata supplementazione di vitamina D, da valutare con il proprio medico, può essere importante.
Anche l’utilizzo di integratori alimentari contenenti metionina, zinco, antiossidanti o probiotici si è evidenziato utile e di supporto nel trattamento delle verruche.
L’utilizzo di un preparato probiotico come Inolact infantis o di un integratore come Zerotox Capelli e Unghie può in alcuni casi essere di ulteriore supporto.
Ovviamente, prevenire il contatto con le superfici infette resta utile, dove possibile: è sempre meglio utilizzare le proprie ciabattine, almeno in piscina e nello spogliatoio della palestra.
Bibliografia essenziale
- Linee guida e raccomandazioni SIDeMaST 2011.
- Sterling JC, Hand eld-Jones S, Hudson PM., Guidelines for the management of cutaneous warts. Br J Dermatol 2001;144: 4-11.
- Cassano N, Ferrari A, Fai D, Pettinato M, Pellè S, Del Brocco L et al., Oral supplementation with a nutraceutical containing Echinacea, methionine and antioxidant/immunostimulating compounds in patients with cutaneous viral warts. G Ital Dermatol Venereol. 2011 Jun;146:191-5.
- Bruggink SC, Eekhof JA, Egberts PF, van Blijswijk SC, Assendelft WJ, Gussekloo J., Warts transmitted in families and schools: a prospective cohort. Pediatrics. 2013 May;131:928-34.
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