Reattività a Nichel
La reattività al Nichel è una condizione clinica molto comune che sta occupando la quotidianità in modo via via crescente, per le reazioni sistemiche e da contatto che può scatenare nell’organismo.
Il Nichel è inoltre contenuto in molti cibi e in molti oggetti di uso comune per cui è difficile evitare il contatto nella vita quotidiana e nell’articolo “Allergia al Nichel: alimenti consentiti e alternative” si può trovare un dettaglio degli alimenti ad elevato contenuto di questo sale.
Eppure, nonostante l’aumento della reattività tra la popolazione e la sua estrema diffusione in alimenti e oggetti, molti dei miti sul nichel si stanno finalmente disgregando e la possibilità di entrare in contatto con questo metallo senza averne danno, anche per gli allergici, si sta notevolmente ampliando.
Uno dei motivi dell’aumento della reattività al metallo deriva dal fatto che, senza mai provocare una reazione immediata, l’assunzione alimentare di cibi con un elevato contenuto di nichel, o di sostanze che gli assomiglino, contribuisce all’aumento complessivo dell’infiammazione da cibo di un organismo anche se studi recenti hanno dimostrato come seguendo una dieta di rotazione si possa migliorare e guarire da queste patologie.
È anche molto importante capire che il nichel in sé non rappresenta un veleno e che solo da un certo livello in avanti la sua assunzione può dare fastidio alle persone sensibili. La risposta, infatti, è sempre individuale e si sta comprendendo, su base scientifica, che l’eventuale reazione dipende anche da altri elementi che non sono solo il contenuto specifico di Nichel che si trova in un cibo.
Il nichel è uno degli elementi più diffusi in traccia e si trova in moltissimi alimenti consumati quotidianamente, in quanto è abbondante nel suolo; per questo motivo viene assorbito da piante e animali che costituiscono poi una parte fondamentale della dieta umana.
Un soggetto che sviluppa una reattività al nichel potrà manifestare spesso sintomi a carico dei diversi apparati: molto frequenti sono lo sviluppo di dermatiti (anche dermatiti da contatto, per esempio da bigiotteria), eczema, prurito e comparsa di arrossamenti. Esistono documentate correlazioni tra l’assunzione di nichel e lo sviluppo di dermatiti (Sharma AD, “Low Nickel Diet in Dermatology”, Indian J Dermatol. 2013 May-Jun; 58(3):240. doi:10.4103/0019-5154.110846), quindi il consumo controllato di cibi contenenti questo elemento è un fattore determinante per il recupero da sintomi di sensibilizzazione da nichel.
In casi di reattività o allergia al nichel si possono verificare anche problemi sistemici, per esempio a carico dell’apparato respiratorio quali starnuti, asma, naso bloccato e a carico di molti altri organi; da poco infatti è stata definita una Sindrome da Reazione Sistemica al Nichel (SNAS, Systemic Nickel Allergic Syndrome) che per molti anni non è stata presa in considerazione dai medici, perché si dava valore al fatto che il Nichel determinasse solo reazioni da contatto e nulla facesse una volta ingerito.
Di fronte a possibili problemi locali o sistemici da nichel l’indicazione che diamo nei nostri centri è quella di effettuare un test Recaller o BioMarkers, identificando i livelli di infiammazione presenti e il Profilo Alimentare personale, che guiderà le scelte nutrizionali successive.
La scelta terapeutica passa quindi attraverso la diagnosi dell’infiammazione da cibo e attraverso lo studio di eventuali altre contemporanee reattività alimentari.
Nonostante un contenuto minimo di questo composto possa esser trovato in molti alimenti, la nostra scelta è di agire con una dieta mirata solo sugli alimenti che ne contengono in più elevata quantità, lasciando quindi al consumatore ancora un’ampia possibilità di scelte alimentari.
Chi è reattivo al Nichel dovrà porre molta attenzione non solo ai cibi con alto contenuto di questo composto, ma anche ai cibi processati contenenti oli industriali cotti.
Una delle cause che ha portato ad una maggiore presenza di sovraccarico da solfato di nichel è legato all’uso massiccio da parte dell’industria alimentare di grassi vegetali idrogenati e non idrogenati. A causa della presenza di abbondanti residui di solfato di nichel nella lavorazione dei grassi vegetali, chi ha una infiammazione dovuta al nichel dovrà seguire una dieta che agisce in particolare su molti cibi industriali.
Riguardo ai cereali che contengono nichel, vengono controllati con la dieta dieta solo il mais e l’avena, anche se il miglio, il grano saraceno, il frumento e il riso ne contengono comunque una certa quantità, ma in misura molto inferiore. Per questi ultimi cereali, dunque, come regola generale va considerato che la presenza di nichel nel chicco (cereale o estruso) è trascurabile, mentre la macinazione della farina può portare invece a una presenza variabile e spesso elevata di residui del metallo.
Un cibo non fa male “perché contiene Nichel” come molti sostengono, ma perché ne contiene “individualmente troppo” e spesso perché è associato ad altre sostanze che facilitano la reattività dell’organismo nei suoi confronti (come avviene per i grassi cotti industriali) o per la reazione di Mallard che rende colorate le superfici di alcuni cibi (come i semi oleosi “roasted“) e che accentuano la produzione di anticorpi contro il cibo stesso.
Una mandorla seccata può non dare fastidio (nonostante il Nichel che contiene), ma la sua preparazione “roasted” determina una reazione molto intensa verso quel cibo.
Purtroppo, vegetali molto consumati (e apprezzati) hanno un alto contenuto di nichel. Ad esempio lenticchie, asparagi, spinaci, funghi, mais. Lo stesso discorso vale per alcuni frutti come kiwi, pere, pomodoro, frutta secca e tutti i tipi di semi oleosi (mandorle, nocciole, arachidi, ecc).
Carni e pesci in scatola (tipicamente come il tonno in lattina) dovranno esser mangiati solo nei giorni liberi di dieta, così come il cioccolato.
Il controllo del consumo di cibi processati industrialmente e la conoscenza di quali cibi ad alto contenuto di nichel siano abitualmente presenti sulla tavola sono i punti chiave per intervenire sui processi infiammatori causati dal consumo di cibo ad alto contenuto di questo elemento.
Alcuni accorgimenti sono validi per limitare la concentrazione di nichel che viene assorbita durante la digestione, per esempio con il consumo combinato di vitamina C ad ogni pasto.
Una particolare attenzione merita il fumo di tabacco: il fumo porta il nichel non solo a contatto con bocca, occhi, ma soprattutto nella profondità dei polmoni per cui entra velocemente nel circolo sanguigno, quindi la concentrazione di nichel nell’organismo cresce in modo evidente.
Dunque ridurre l’apporto alimentare di nichel è fondamentale, ma bisogna altrettanto smetter di fumare per riuscire a ritrovare un vero equilibrio.
Sembrano aspetti contrastanti e conflittuali, ma hanno in realtà delle spiegazioni logiche e dei risvolti pratici importanti per chi soffre, in un modo o nell’altro, di reazioni a questa sostanza.
L’impiego di sostanze disintossicanti o antinfiammatorie specifiche come Inositolo, Perilla e Ribilla, o antiossidanti minerali, affiancati da un microbioma funzionante e grazie ad una integrazione con probiotici, contribuiscono alla soluzione dei problemi legati al Nichel.
Il modo che ruota intorno alla reattività a nichel, è molto vario e coinvolge diversi aspetti pratici e diventa necessario comprendere il fenomeno sul piano evoluzionistico e analizzare le ragioni di un disturbo, e soprattutto la sua terapia, con la mente più aperta e recettiva del solito.
In molti casi le persone che hanno una reazione infiammatoria dicono che “ha fatto male il Nichel”, mentre la risposta clinica è avvenuta nei confronti di altre sostanze che ne accentuano la sua responsività. In questo senso diventa certo importante capire quali sono le sostanze che determinano una reazione, capendo anche quali condizioni fanno sì che anche bassi contenuti di Nichel diano reazione e magari alti contenuti non lo facciano.
Invece la reazione al nichel va studiata in tutti i suoi aspetti, come da anni stiamo facendo nei nostri centri per il trattamento delle forme di reazione al Nichel attraverso percorsi terapeutici specifici.
Probabilmente in breve arriveremo ad un cambiamento ben definito nelle nostre pratiche di controllo della assunzione di Nichel nei soggetti sensibili. Pur mantenendo le indicazioni nutraceutiche e gli integratori che oggi utilizziamo in terapia, riconosciamo che ci sono alcuni prodotti che hanno elevato contenuto, ma che possono, se di qualità, dopo poco tempo essere gradualmente reintrodotti nell’alimentazione (dal pomodoro allo spinacio, dal cacao alle mandorle).
Verrà chiesto comunque un temporaneo controllo della assunzione di prodotti ad elevato contenuto di Nichel, riconoscendone la possibilità di reintroduzione quando si tratti di prodotti di qualità produttiva.
Anche il Nichel e la sua comprensione crescono grazie allo sviluppo della ricerca e noi ne siamo felici testimoni e attori.