Policistosi ovarica
La policistosi ovarica o sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è una condizione che riguarda molte donne in età fertile, le cui ovaie presentano all’ecografia un numero elevato di ovuli visibili con l’aspetto di piccole cisti; in questa sindrome il normale equilibrio tra ormoni maschili e femminili è spesso alterato, e si verificano delle rilevanti irregolarità dei flussi mestruali. Inoltre si possono manifestare dei segni secondari di intensità variabile, non sempre presenti in tutti i casi, come irsutismo, acne e sovrappeso.
I dati più recenti confermano che questa sindrome è strettamente connessa con la resistenza insulinica cioè con la regolazione del metabolismo degli zuccheri. L’insulina è un ormone con un ruolo centrale nella regolazione di tutti i meccanismi energetici dell’organismo e influenza in maniera determinante anche la regolarità del ciclo mestruale di una donna.
La relazione tra policistosi ovarica e resistenza insulinica era stata ben evidenziata sin dal 2001, quando un lavoro di estremo interesse (Marsden PJ et al, Clin Endocrinol (Oxf) 2001 Aug;55(2):191-9) ha messo a confronto tre gruppi di donne: due gruppi con policistosi ovarica (PCOS) e identiche caratteristiche sintomatologiche, e un gruppo di controllo. Le donne con PCOS erano divise tra obese e magre.
La resistenza insulinica era evidente sia nelle donne magre sia in quelle obese, documentando così che questa condizione è indipendente dall’accumulo di grasso. La condizione patologica potrebbe quindi essere geneticamente determinata nei soggetti magri, e forse indotta dalla obesità nei soggetti grassi.
Anche un lavoro successivo (Park KH et al, Int J Gynaecol Obstet 2001 Sep;74(3):261-267) aveva già confermato, in donne diabetiche di tipo 2, che la condizione di insulinoresistenza, per chi soffre anche di PCOS, è comunque indipendente dalla adiposità.
Vanno quindi cercate e studiate tutte le cause possibili di resistenza insulinica e tra queste, l’infiammazione da cibo e la presenza di BAFF rappresenta uno degli spunti di riflessione più importanti, soprattutto perché il controllo alimentare dell’infiammazione, la impostazione di diete rispettose dell’indice glicemico e il movimento fisico possono rivestire carattere terapeutico.
È infatti molto frequente che seguendo un’impostazione dietetica che migliori l’equilibrio insulinico si assista a una regolarizzazione delle mestruazioni fino alla risoluzione dell’ovaio policistico.
Gli strumenti più utili
Lo studio del Profilo Alimentare individuale, effettuabile attraverso test come Recaller o BioMarkers, consente di evidenziare quale sia la scelta alimentare più adatta, in modo da ridurre l’infiammazione alimentare.
La valutazione delle citochine infiammatorie (BAFF e PAF) consente di modulare l’intensità dietetica. L’innalzamento del BAFF provoca resistenza insulinica e attiva a cascata i processi ormonali che possono facilitare la PCOS.
Il sostegno all’allenamento e il supporto motivazionale perché l’attività fisica sia quotidiana è uno strumento potente per la regolazione del metabolismo e diventa una delle forme terapeutiche più fisiologiche e naturali della PCOS.
Nutrirsi bene non è più qualcosa di solo suggerito. L’approccio nutrizionale che noi suggeriamo da anni è oggi documentatamente necessario per modificare la PCOS.
Considerazioni su una sindrome particolare
Una delle domande che i ricercatori si pongono è perché una condizione caratterizzata da cicli anovulatori e che riduce spesso le possibilità di una gravidanza sia comunque stata trasmessa nei secoli e sia arrivata ai tempi attuali.
In una visione evoluzionistica, la policistosi ovarica deve necessariamente nascondere un vantaggio evolutivo perché altrimenti nel giro di qualche millennio sarebbe dovuta progressivamente scomparire proprio a causa delle riduzione della fertilità.
Una prima motivazione sta nel fatto che probabilmente le donne con questo tratto genetico riescono a riprodursi più facilmente nei momenti di carestia, che nella storia dell’uomo sono sempre stati maggiori rispetto ai periodi di abbondanza. La particolare caratteristica del metabolismo fa sì che in periodi di carestia, in cui i carboidrati sono ridotti e l’apporto energetico limitato, la donna con PCOS inizi invece ad ovulare in modo regolare mantenendo quei livelli di fertilità che le sue colleghe “normali” perdono proprio in quei momenti.
In questa prospettiva è evidente che anche oggi il modo migliore per prevenire e curare la policistosi ovarica sia quello di seguire una dieta da amazzone,le mitiche guerriere che probabilmente, grazie ai cicli anovulatori, riuscivano a evitare le gravidanze che erano invece frequentissime già nei primi anni di pubertà nelle loro coetanee “normali”. L’assenza di mestruazioni e le difficoltà ad iniziare una gravidanza consentivano a queste donne di dedicarsi al combattimento.
Continuando la metafora, le amazzoni andavano a fare la guerra facendo la “dieta da amazzone” con tanto movimento fisico, con una prima colazione abbondante, con una relativa riduzione della quantità di cibo e con l’uso di cibi integrali e di molti vegetali e potevano poi tornare a casa in forma smagliante e cercare una gravidanza.
In questo modo una patologia che avrebbe potuto scomparire è arrivata fino ai giorni nostri.
Lo stile di vita da amazzone ha quindi permesso loro di essere comunque fertili cosa che non sarebbe successa se non avessero stimolato adeguatamente il loro metabolismo. Seguendo il loro esempio, sappiamo oggi che per una corretta terapia della PCOS, l’attività fisica e il movimento devono diventare parte integrante della quotidianità per aumentare la sensibilità insulinica.
Nella stessa direzione lavorano abitudini come una prima colazione abbondante, che rappresenti il pasto più abbondante della giornata, un corretto bilanciamento di carboidrati e proteine in ogni pasto, e l’utilizzo esclusivo di cereali integrali, evitando completamente zuccheri semplici e dolcificanti.
Queste semplici accortezze spesso sono già sufficienti per migliorare la situazione e regolarizzare il ciclo mestruale.
Il supporto alla terapia dietetica
Prodotti contenti inositolo, magnesio e cromo svolgono un’azione di riequilibrio insulinico regolando il metabolismo degli zuccheri e dei grassi e possono essere favorevolmente impiegati a supporto della terapia indicata.
L’inositolo va assunto a dosaggi di almeno 2 grammi al giorno (Inositox Zerotox) da prendere a digiuno al mattino, poco prima di fare la prima colazione.
Anche un prodotto come Oximix 8+ Metabolism, associa inositolo, magnesio e cromo e svolge un’azione di riequilibrio insulinico attivando il metabolismo degli zuccheri e dei grassi e aiutando a regolarizzare il ciclo mestruale. Si utilizzeranno 2 capsule a prima colazione e 2 capsule a cena per cicli terapeutici anche prolungati da decidere in accordo con il proprio ginecologo.