Emorroidi
Il prolasso emorroidale sintomatico, di solito chiamato semplicemente “emorroidi”, è una condizione estremamente diffusa e altrettanto fastidiosa.
Si stima che ne siano colpiti più di 1 milione di individui all’anno nei soli paesi occidentali. Ne sono colpiti in maniera simile maschi e femmine, senza particolari differenze di incidenza.
Il problema è causato dall’ingrossamento di un plesso venoso (una zona molto ricca di vene compattate) presente nella regione anale.
Le emorroidi, in questo senso, sono molto simili alle “varici” che si trovano in altri distretti corporei (sono celebri quelle dell’esofago e delle gambe). Non ha spiccate preferenze di età e sesso.
Il sanguinamento ano-rettale di colore rosso vivo e senza coaguli è il sintomo tipico e può andare dal semplice “paper bleeding” (ovvero il fatto di trovare qualche “macchia rossa” sulla carta igienica) fino a una vera e propria emorragia, con perdite di sangue abbondanti.
La protrusione del plesso all’esterno è un altro sintomo frequente, soprattutto quando si va in bagno, con regressione spontanea.
Più fastidiose e meno frequenti sono le forme in cui le emorroidi vanno fatte rientrare manualmente nel canale anale, o farle tornare al loro posto è impossibile.
Il dolore è un sintomo meno comune ed è più frequentemente associato con una particolare congestione del plesso.
Un dolore acuto e davvero importante potrebbe essere causato dalla “trombizzazione emorroidaria”, che è un problema poco frequente, ma grave, e per cui è necessario recarsi con urgenza da un medico.
In caso di emorragie abbondanti che causano anemizzazione (calo eccessivo dei globuli rossi) è opportuno escludere una patologia neoplastica del colon-retto. Parlarne con il proprio medico è comunque la cosa migliore da fare.
La condizione è data dal prolasso delle vene che costituiscono il cuscinetto (o plesso) emorroidario.
Il plesso si compone di tre gruppi principali di vene impacchettate. L’impegno venoso (una congestione importante e protratta) e l’allargamento di uno o più di questi causa nel tempo lo sfiancamento delle strutture di supporto con il prolasso di queste nel canale anale.
Si possono distinguere emorroidi interne ed esterne, ma la classificazione più utile si valuta in base alla possibilità del prolasso di essere riportato al suo posto (spontaneamente o manualmente).
La diagnosi è clinica, il che significa che non servono esami particolari per farla.
Si tratta comunque di una condizione che riconosce nelle scorrette abitudini alimentari una causa frequente: una dieta ricca di zuccheri raffinati e povera di fibre è particolarmente legata allo sviluppo di questa patologia.
Una condizione di infiammazione generalizzata elevata tende inoltre a peggiorare la congestione venosa, stimolando il fastidio.
Il trattamento del prolasso emorroidale si avvale di molteplici strumenti passando dalle modifiche dietetiche e arrivando alla chirurgia.
Data l’invasività, il rischio di infezioni e l’alto tasso di recidive di quest’ultima ad oggi si preferisce un trattamento che sia il più possibile conservativo.
Lo schema preferito
Riconoscendo nelle scorrette abitudini alimentari una causa, il trattamento si basa in primo luogo su modifiche di tipo nutrizionale.
Il consumo di fibre si rivela estremamente utile nel favorire il miglioramento di questa condizione.
La riduzione della componente infiammatoria intestinale, che si può migliorare efficacemente attraverso una dieta di rotazione e la riduzione dei picchi di secrezione insulinica in risposta agli zuccheri, favorisce la decongestione del plesso venoso ed una regressione dei sintomi.
La valutazione del livello infiammatorio tramite la quantificazione di specifici markers quali BAFF e PAF e l’individuazione delle reattività individuali nei confronti di grandi gruppi alimentari specifici consentono di impostare una dieta più rapidamente efficace nel controllo dell’infiammazione.
L’abbinamento di carboidrati e proteine ad ogni pasto, l’uso di carboidrati integrali, una masticazione lenta e la giusta attività fisica sono tutti strumenti utili nella modulazione della secrezione e della sensibilità del corpo all’insulina e nel migliorare il quadro infiammatorio generale.
Nel centro medico SMA di Milano questo approccio viene seguito successo da diversi anni.
L’integrazione con sostanze antinfiammatorie naturali quali l’olio di Perilla o l’estratto di curcuma, insieme alla supplementazione con sali minerali ed estratti vegetali possono trovare un ruolo nella riduzione dell’infiammazione e nel miglioramento del tono vascolare venoso.
Accorgimenti tecnici quali l’evitare di passare eccessivo tempo seduti sulla tazza o un adeguata idratazione che consenta alle feci di mantenersi morbide, possono essere un ulteriore supporto in termini di prevenzione e trattamento.