Psoriasi: le nuove terapie controlleranno obesità e infiammazione
Ci sono importanti novità sulla psoriasi e sul suo trattamento.
Negli ultimi tempi abbiamo segnalato più volte alcuni spunti di riflessione sulla relazione tra psoriasi e infiammazione e in particolare la pubblicazione di un lavoro che mette in stretta relazione lo sviluppo di resistenza insulinica con questa malattia.
Questa relazione è spiegabile solo in parte con l’utilizzo di farmaci cortisonici e trova invece alcune delle sue giustificazioni nei comportamenti alimentari di chi ne soffre.
Oggi sappiamo che l’infiammazione da cibo è fortemente connessa con le abitudini alimentari e i trattamenti per la psoriasi che mettiamo in atto nel nostro centro vanno infatti a lavorare sia sulla pelle attraverso trattamenti dolci, non soppressivi né aggressivi, sia sugli aspetti metabolici e nutrizionali della persona che ne soffre.
L’aspetto nutrizionale ha una particolare rilevanza sia per quanto riguarda la produzione di citochine infiammatorie sia per lo sviluppo di resistenza insulinica ma anche per alcuni aspetti emotivi che ci stimolano a pensare, come descritto in un articolo del dottor Cavagna di qualche anno fa, a cosa non “digerisca” lo psoriasico.
Per capire l’importanza dell’infiammazione nella psoriasi dobbiamo rifarci a quanto detto ancora nel 1800 da Koebner, che parlava di uno stato cutaneo “iper-reattivo” che oggi possiamo definire, con linguaggio più scientifico, attivato e infiammato da particolari citochine infiammatorie.
Il dottor Roberto Cavagna, che da poco è tornato efficacemente a far parte dello staff medico di SMA, ha descritto questa particolare situazione infiammatoria alla luce delle più recenti ricerche ricollegandosi ai suoi precedenti interventi che rappresentano su Eurosalus punti fermi di riferimento per il trattamento della psoriasi.
Un trattamento che può essere efficace se è rispettoso della salute dell’intero malato e mira anche ad eliminare i disturbi gastro-enterici che affliggono il suo “secondo cervello”.
Rispetto a come la psoriasi veniva considerata solo qualche anno fa, oggi sappiamo con certezza che si tratta di una malattia della pelle su base immunologica che è in realtà espressione di una infiammazione sistemica, di cui appunto si conosce anche la correlazione metabolica.
Proprio per questo, un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Dermatologia dell’Università “La Sapienza” di Roma, ha pubblicato sul Giornale Italiano di Dermatologia e Venereologia la descrizione degli effetti di una integrazione nutrizionale a base di coenzima Q10, Omega 3, Acido lipoico, Vitamina E, Selenio e Resveratrolo, definendo una loro azione sulla sindrome metabolica associata (Skroza N et al, G Ital Dermatol Venereol. 2013 Dec;148(6):661-5). Anche l’integrazione di alcune sostanze nutraceutiche quindi, può agire efficacemente sulle alterazioni metaboliche presenti nello psoriasico.
Nello stesso modo un lavoro pubblicato su Acta Dermato-Venereologica da un gruppo di ricercatori danesi ha confermato che l’intervento dietetico che aiuta lo psoriasico in sovrappeso a ridurre il peso corporeo modifica numerosi parametri metabolici connessi con l’attivazione della malattia (Jensen P et al, Acta Derm Venereol. 2014 Feb 20. doi: 10.2340/00015555-1824. [Epub ahead of print])
Infatti in molti casi in SMA seguiamo da anni i pazienti psoriasici con metodiche analoghe a quelle che utilizziamo nei percorsi terapeutici adatti a chi deve perdere peso.
Alla radice di questo c’è la possibile interferenza di citochine come il TNF alfa o il BAFF (sono sostanze analoghe, e il BAFF è attivato dall’infiammazione da cibo) nella induzione della psoriasi. Una impostazione dietetica personalizzata rispetto alle possibili reattività alimentari (che noi studiamo con Recaller) consente di ridurre il livello delle sostanze infiammatorie presenti.
Un gruppo di ricercatori spagnoli ha pubblicato nei giorni scorsi su PLoS Biology i risultati di un lavoro che riprecisa il ruolo di TNF alfa (e dei suoi analoghi, come il BAFF) nella induzione della psoriasi (Candel S. et al, PLoS Biol. 2014 May 6;12(5):e1001855. doi: 10.1371/journal.pbio.1001855. eCollection 2014).
I ricercatori hanno potuto verificare che la modulazione del TNF non può essere affidata solo a prodotti come l’etanercept (un anticorpo monoclonale derivato da ingegneria genetica, definito “biologico”, che blocca univocamente il TNF generando spesso, a fianco di effetti pur positivi, importanti e spesso gravi effetti collaterali). La modulazione del TNF deve essere fatta in modo più morbido e integrato, nel rispetto dell’intera persona.
Per questo, in accordo con le modalità utilizzate dal dottor Cavagna, nella psoriasi noi definiamo sempre uno studio alimentare e una dieta personalizzata che porta ad una regolazione “gentile” delle citochine coinvolte. Per una possibile integrazione delle terapie in prospettiva di effetti più specifici.
E sappiamo che anche strumenti semplici come il controllo dello zucchero che si assume, facendo attenzione ad abbinarlo sempre (in ogni pasto) anche ad una parte proteica, di grassi e di fibra, abbatte l’impatto glicemico e risulta in un effetto di prevenzione essenziale e a basso costo per il diabete, oltre che in un mezzo importante di controllo della infiammazione sistemica della psoriasi.
Le novità legate alla conoscenza delle nuove citochine coinvolte nella psoriasi e gli strumenti semplici della rieducazione alimentare rappresentano la strategia vincente per una terapia di alto valore scientifico e allo stesso tempo umana.