Intolleranza al lattosio e allergia alle proteine del latte: due realtà diverse
Diarrea, borborigmi, meteorismo, flatulenza, pancia gonfia. Questi sono i sintomi tipici (e unici) della intolleranza al lattosio, legata alla incapacità di scindere lo zucchero del latte (il lattosio, appunto) nei due zuccheri che lo compongono. Così il lattosio resta intero, richiama acqua nell’intestino e provoca questi sintomi. Si tratta di un problema che dipende dalla dose assunta. Piccole quantità di lattosio (come quelle in una pillola) non possono fare alcun male e sono normalmente tollerate benissimo.
Tutti i sintomi sistemici o generali, come dermatite allergica, colite, colon irritabile, emicrania, fatica, artrite, tendenza alle malattie autoimmuni, fibromialgia e alterazioni del metabolismo sono invece legati alla infiammazione da cibo o alla infiammazione da zuccheri (glicazione) perché il lattosio è comunque uno zucchero che individualmente potrebbe essere in eccesso. In questo caso è la ripetuta assunzione del cibo che può generare infiammazione e provocare sintomi. Anche piccole quantità, se ripetute nel tempo, possono generare risposte infiammatorie generali.
Il vero problema che incontriamo nel centro SMA in cui lavoro a Milano, è quello delle persone che hanno diagnosticato con il Breath test una intolleranza al lattosio e che si mettono a mangiare cibi senza lattosio o delattosati (pieni di proteine del latte) senza risolvere il loro problema generale. Infatti ripeto che i sintomi da intolleranza al lattosio sono solo quelli intestinali sopra segnalati.
Se una persona ha sintomi generali (emicrania, stanchezza, edema delle gambe, artrite eccetera), anche qualora diagnosticasse una intolleranza al lattosio, deve proseguire le sue indagini perché la intolleranza al lattosio è frequentemente associata a una possibile infiammazione da alimenti lattiero-caseari.
La terza possibile condizione dovuta al latte è poi l’allergia alle proteine del latte, mediata dalle IgE. Si tratta dell’unico caso in cui piccole quantità di latte o di alimenti che lo contengono, anche per una assunzione occasionale, possono dare una risposta allergica o anafilattica immediata anche grave.
È bene però conoscere la effettiva prevalenza di queste condizioni nella popolazione adulta (con variazioni che dipendono dalla localizzazione geografica):
- Intolleranza al lattosio: 65-70%
- Infiammazione da proteine del latte: 30-35%
- Allergia alle proteine del latte: 0,56%
È evidente che (a parte nei primi 2 anni di vita in cui le percentuali sono diverse) l’allergia al latte è importante ma decisamente rara, mentre almeno metà delle persone che hanno una intolleranza al lattosio hanno anche una possibile infiammazione da prodotti lattiero caseari nonostante assumano preparazioni senza lattosio.
Quando nella stagione estiva si manifestano forme di colite, la colpa viene spesso data all’aria condizionata, alla maggior quantità di frutta o all’eccesso generico di latticini. Si tratta di un tema che merita invece attenzione e una diagnosi corretta.
Ripeto infatti che l’intolleranza al lattosio è un problema che non riguarda il sistema immunitario. Dipende dalla incapacità del sistema digerente di digerire completamente il lattosio e di trasformarlo in due zuccheri semplici (galattosio e glucosio). L’unico effetto che può dare è quello della diarrea e del mal di pancia, e dipende dalla dose che si assume.
Mangiando poco lattosio non succede assolutamente nulla: per avere una reazione reale è necessario mangiarne in buona quantità. Persone che dicono di avere diarree per il semplice contatto con una goccia di latte non devono indagare la intolleranza al lattosio, ma una possibile infiammazione da cibo dovuta alle proteine del latte vaccino.
L’allergia alle proteine del latte (dipendente dalle IgE) e la reazione infiammatoria al latte invece, dipendono da una reazione del sistema immunitario e possono causare sia una reazione allergica (nel caso delle IgE) sia tutti i sintomi della infiammazione da cibo, che vanno dal meteorismo all’emicrania, dall’artrite al reflusso, dalla diarrea alla dermatite. Si tratta di una reazione che non dipende dalla dose introdotta nell’organismo. Possono bastare piccole quantità per scatenare la reazione allergica e la ripetizione nel tempo per le manifestazioni infiammatorie.
Il termine di “intolleranza al lattosio” fa riferimento solo all’aspetto digestivo di uno zucchero e non coinvolge minimamente la reazione immunitaria o infiammatoria. Così la confusione è totale e capita che anche persone che ruotano intorno al mondo sanitario siano incerte sul significato e sulle implicazioni delle diverse terminologie.
Un intollerante al lattosio, può bere tranquillamente del latte delattosato o mangiare formaggi stagionati (in cui il lattosio è stato consumato), ma continuerà ad avere mal di testa o la colite se fosse infiammato dalle proteine del latte, ben presenti in qualsiasi latticino anche se privo di lattosio.
Per contrastare l’intolleranza al lattosio (quella biochimica digestiva quindi) basta un controllo della dose introdotta o l’uso di enzimi contenenti lattasi (come Zerotox Enzitox o Lactosolv) da assumere ad ogni pasto, mentre per la guarigione di una reazione dovuta alle proteine del latte serve una corretta individuazione del profilo alimentare (Test PerMè oppure Recaller 2.0) e l’impostazione di una dieta di rotazione che gradualmente consenta il recupero di una alimentazione completa e varia.
Nella cura dei fenomeni dovuti alla infiammazione da cibo è spesso necessario aiutare l’organismo con una azione antinfiammatoria (Zerotox Ribilla, Inositox, Oximix Multi+) e facilitare la giusta colonizzazione intestinale con i probiotici più adatti. Aspetti questi che per la sola intolleranza biochimica al lattosio servono poco.
Poiché l’intolleranza al lattosio viene diagnosticata con il Breath test, spesso le persone si fermano a questa diagnosi e ritengono di potere utilizzare proteine del latte prive di lattosio, mentre in molti casi, quando i sintomi sono sistemici, questa intolleranza biochimica si accompagna ad altri aspetti infiammatori alimentari che vanno indagate correttamente per consentire una impostazione dietetica che aiuti a riprendere una alimentazione ricca e varia e soprattutto rieduchi l’infiammazione dell’intero organismo.