Schizofrenia e disturbi psichiatrici: il ruolo di attività fisica, metabolismo e infiammazione
Uno studio pubblicato su Psychiatry Research evidenzia come all’interno di un gruppo di pazienti affetti da schizofrenia, una minore attività fisica sia associata ad una maggiore durata del malessere, una maggiore presenza di sintomi di tipo depressivo e di disagio cognitivo e, tra le altre cose, ad una maggiore tendenza all’uso di fumo di sigaretta. L’abstract dello studio termina ipotizzando per l’attività fisica un ruolo di riabilitativo specifico in quegli schizofrenici che abbiano tendenza al fumo e abbiano sintomi gravi di tipo depressivo e cognitivo.
Che l’attività fisica funzioni come tonico per l’umore è già noto ed è da comprendere se tale meccanismo passi attraverso la modulazione dell’infiammazione, come porterebbero a far pensare gli studi fino al momento presenti.
L’attività fisica è infatti un meccanismo antiinfiammatorio tale da ipotizzarne la funzionalità terapeutica anche in caso di malattie quali il Chron e l’artrite reumatoide. Nel futuro può darsi che le stesse malattie così dette mentali divengano ad eziologia anche infiammatoria e non è un caso che patologie già classificate in quest’ambito (quello infiammatorio), come ad esempio la sindrome dell’intestino irritabile, rispondano a farmaci utilizzati per le malattie psichiatriche.
Se le persone meno infiammate sono anche meno depresse e più serene, è possibile che non solo l’attività fisica, ma anche il controllo dei parametri infiammatori e tra questi la modulazione dell’infiammazione da cibo (attraverso una dieta di rotazione strutturata ad esempio attraverso RecallerProgram e tramite modificazione delle proprie abitudini alimentari quotidiane) possano avere un ruolo nel trattamento di queste patologie.
Elementi quali l’uso di frutta e verdura fresca e cruda a cominciare il pasto, di carboidrati integrali o non raffinati, l’abbinamento di carboidrati e proteine e l’uso di una buona e abbondante prima colazione, possono essere decisivi nel determinare uno sviluppo positivo di tale situazione di base.
Non è un caso che patologie come l’autismo o il disturbo dell’attenzione dapprima trattate con i soli psicofarmaci, oggi vengano correlate in maniera forte e precisa a squilibri di tipo metabolico indotto ad esempio dall’eccesso di zuccheri e dalla mancanza di sufficiente attività fisica.
Stimolo del metabolismo e riduzione dell’infiammazione sono ad oggi tra gli strumenti più potenti che possediamo per controllare, modulare e persino guarire, qualsiasi tipo di disagio e sfruttarli è molto più semplice di quello che sembra.