Tolleranza alimentare: controllare infiammazione e allergie con la varietà dei cibi
Una dieta variata, con la quale siano introdotti più cibi diversi tra il 6° mese di vita e il compimento del primo anno di età, aiuta a controllare le allergie.
Quanto più è variata la dieta tanto meno il bambino diventa allergico, sia ad antigeni alimentari sia a allergeni respiratori.
Uno studio multicentrico effettuato da un team di ricercatori svizzeri, francesi, finlandesi, austriaci e tedeschi, pubblicato sul numero di aprile 2014 del JACI, ha potuto dimostrare che allergie alimentari, eczema, dermatite atopica, rinite e asma si presentano con maggiore frequenza nei bambini che hanno “assaggiato”, tra i 6 e i 12 mesi di età, meno alimenti rispetto ai bambini che invece hanno mangiato più cibi, dando quindi un forte valore preventivo alla pluralità e alla diversità dell’incontro con gli antigeni ambientali.
Nello studio effettuato i bambini sono stati studiati fino ai 6 anni di età e il miglioramento delle condizioni allergiche è stato visto a partire fin dal primo anno di vita fino ai 6 anni, in modo altamente significativo.
Sullo stesso numero di JACI, un lavoro finlandese ha potuto invece evidenziare che la minore comparsa di eczema e allergie respiratorie (asma compresa) comincia già dal 9° mese di vita nei bambini che hanno incontrato più alimenti e messo in moto quindi una azione più incisiva di conquista della tolleranza.
Lo studio di Roduit ha considerato, dopo i primi 6 mesi, l’inserimento di frutta e verdura, cereali, carne, pane, torte e yogurt, oppure l’utilizzazione più ampia degli stessi cibi appena elencati oltre a latte vaccino, altri latticini, uova, noci e semi oleosi, pesce, soia, margarine, burro e cioccolato.
I livelli di riduzione della presenza di asma sono stati impressionanti. Per ogni incremento di un alimento nell’alimentazione del primo anno di vita si è verificato un calo del 26% nella manifestazione asmatica rispetto a chi mangiava meno variato.
Per quanto riguarda l’eczema la riduzione misurata è stata “solo” del 14,4% per ogni cibo in più inserito. Numeri importanti quindi, che devono fare riflettere e lanciare forti messaggi anche per quanto riguarda la tolleranza dell’adulto.
La discussione degli autori suggerisce che l’effetto dipenda dalla attivazione delle cellule T Regolatorie, quelle cioè che stimolano lo sviluppo della tolleranza alimentare (i ricercatori hanno misurato dei markers di attivazione di queste cellule), arrivando a pensare che proprio lo sviluppo della tolleranza alimentare sia poi in grado di portare l’organismo a sviluppare tolleranza sia verso gli alimenti sia verso gli antigeni respiratori nello stesso momento.
Come se la tolleranza alimentare (di primaria importanza nella attivazione della immunità innata) fosse in grado di regolare poi anche quella che porta all’eczema e all’asma.
Su Eurosalus abbiamo spesso segnalato questa importante possibilità, confermata dal fatto che ci siano gran parte delle forme asmatiche che dipendono da una infiammazione alimentare.
Nel nostro centro infatti seguiamo da anni persone con patologie allergiche respiratorie attraverso specifici percorsi terapeutici, come insieme al dottor Cavagna lavoriamo sulle componenti alimentari della maggior parte degli eczemi e delle forme di dermatite.
Dai lavori pubblicati sul numero di aprile del JACI emergono almeno altre due considerazioni, utili per trasferire anche nell’adulto i possibili vantaggi di queste conoscenze.
Le forme allergiche si riducono, o non compaiono del tutto, perché si attiva la tolleranza, stimolata da cellule che si occupano specificamente di questo e non, ad esempio, per un diverso rapporto tra le cellule proinfiammatorie, ma con azione antitetica (TH1 e TH2), che contribuiscono all’allergia. La tolleranza immunologica quindi può e deve essere l’obiettivo da cercare.
Inoltre emerge con chiarezza che questo risultato si ottiene grazie alla riduzione dell’infiammazione e al controllo dei suoi effetti immunologici (per i tecnici, si tratta della riduzione dello switch delle Immunoglobuline).
Significa quindi che il controllo di una citochina come il BAFF, che si occupa specificamente di questo e che può essere rilevata dalla misurazione effettuata con un test specifico, può contribuire efficacemente al controllo dello sviluppo allergico.
L’induzione della tolleranza potrebbe essere collegata al tipo di batteri presenti nell’intestino infantile e in questo senso il possibile effetto protettivo dell’allattamento esclusivo al seno almeno fino ai 6 mesi, può consentire lo sviluppo della tolleranza grazie ai probiotici di cui è favorita la proliferazione, specificamente grazie al tipo di allattamento.
Su Eurosalus abbiamo descritto già nel 2012 come il fatto di incontrare antigeni alimentari diversi, attraverso il cosiddetto “autosvezzamento” pur in concomitanza con l’allattamento al seno, rappresenti uno stimolo evoluzionistico alla tolleranza immunologica perfettamente congruo con i risultati dei due lavori descritti.
La conoscenza di questi lavori consente di attivare una serie di procedure che anche nell’adulto, ricalcando il percorso del neonato, possano aiutare il controllo e la regolazione delle malattie allergiche, oggi in forte e continua crescita:
La possibilità che l’alimentazione diventi lo strumento più importante nella prevenzione e nella cura delle malattie allergiche diventa ogni giorno più rilevante.