Quando il colesterolo alto fa bene. Severi dubbi sulle statine dopo i 60 anni
Il colesterolo cattivo, quello LDL, dopo i 60 anni non ha più tutti quegli effetti di stimolo delle malattie cardiovascolari che negli anni gli sono state attribuiti, e soprattutto, sembra avere un ruolo protettivo sulla mortalità da tutte le altre cause.
In parole povere, quanto più è alto il colesterolo, tanto meno si muore di qualsiasi malattia.
Non c’è solo una ricerca che lo dice, ma una serie di lavori scientifici pubblicati negli ultimi 2 o 3 anni che stanno portando a rivedere in modo critico il significato dei livelli di colesterolo, che va interpretato in modo diverso se una persona ha il colesterolo elevato a 35 anni, a 60 o a 80.
Purtroppo si legge la tendenza a dare statine a tutti, tanto che nel 2012 un lavoro pubblicato su Lancet da ben 139 autori insieme portava a dire che anche in chi non avesse nessun segno di patologia cardiovascolare l’uso delle statine avrebbe ridotto gli eventi negativi (avrebbe cioè ridotto infarti, ictus, ischemie eccetera) nei successivi 5 anni.
Le ricerche recenti però fanno riflettere sul significato sistemico del colesterolo.
Se è vero che eliminando il colesterolo dalle arterie queste si ammalano meno, si sta dimostrando con chiarezza che questo abbassamento fa aumentare in modo notevole il numero di altre malattie, come il cancro e la depressione grave, alzando di molto il tasso di mortalità.
Niente infarti ma più cancri… Non è una prospettiva simpatica.
Intorno al colesterolo ruotano interessi immensi che spesso alterano il senso delle prescrizioni.
Per anni si è discusso del fatto che il giusto valore di colesterolo debba essere confrontato con quello del colesterolo buono HDL. Una persona con 230 mg/dl di colesterolo totale e 65 di colesterolo HDL (quello buono) ha un indice di rischio bassissimo. NON ha il colesterolo alto.
Poi si è visto che molti prodotti innovativi che abbassavano “troppo” il colesterolo perdevano la loro efficacia e le persone che abbassavano troppo il livello di colesterolo si ammalavano di altre malattie e di malattie cardiovascolari in modo molto più frequente di quelle che mantenevano elevato il loro livello di colesterolemia, obbligando in alcuni casi la sospensione dell’uso di alcuni farmaci che miravano a fare quasi “scomparire” il colesterolo dal sangue.
Inoltre sappiamo che molte delle indicazioni date per i farmaci anticolesterolo sono state studiate solo sugli uomini e che la utilizzazione delle statine nelle donne può essere inutile nella fase premenopausale ed è sicuramente da discutere in termini di costo e beneficio dopo la menopausa.
Un bel lavoro danese pubblicato sullo Scandinavian Journal of Primary Health Care ha definito che nei soggetti di più di 60 anni di età, l’aumento del colesterolo cattivo porta ad una riduzione del rischio di morte per qualsiasi causa in modo molto significativo sia nei maschi che nelle femmine, con un rischio quasi dimezzato rispetto invece a chi ha il colesterolo basso.(Bathum L et al, Scand J Prim Health Care. 2013 Sep;31(3):172-80. doi: 10.3109/02813432.2013.824157).
Un lavoro cinese pubblicato su Atherosclerosis nel 2015 ha addirittura misurato il fatto che ogni 39-40 mg/dl in più (ripeto, in più) di LDL cioè di colesterolo cattivo, in soggetti di più di 80 anni, si ha una riduzione del rischio di morte da tutte le cause (cardiovascolari incluse) del 19% (Lv YB et al, Atherosclerosis. 2015 Mar;239(1):137-42. doi: 10.1016/j.atherosclerosis.2015.01.002. Epub 2015 Jan 14).
Una review pubblicata sul British Medical Journal online nel giugno 2016 conferma questa indicazione (Ravanskov U et al, BMJ Open. 2016 Jun 12;6(6):e010401. doi: 10.1136/bmjopen-2015-010401). Un lavoro fatto da universitari e ricercatori di tutto il mondo che pone addirittura seri dubbi sulla “ipotesi colesterolo” fino ad oggi ritenuta valida. La loro revisone, applicata a circa 70.000 persone, ha confermato che dopo i 60 anni, la mortalità per tutte le cause, compresa quella per malattie cardiovascolari, NON appare significativamente correlata con i livelli di colesterolo e di HDL. Una vera rivoluzione concettuale.
Anche solo questi tre lavori rimarcano la necessità di ridefinire con precisione i valori di colesterolo adatti all’anziano a fronte di dati di mortalità che segnalano problematico, dopo i 60 anni, l’uso di farmaci che invece vanno bene a 40 o 50.
L’organismo umano varia indubbiamente i suoi bisogni in relazione all’età.
Fin dal 2004, un lavoro pubblicato sul Journal of American Geriatric Society ha documentato che dopo i 65 anni di età, avere il colesterolo alto non facilita le malattie cardiovascolari e che quindi l’assunzione di farmaci che regolino i grassi del sangue è completamente inutile.
Il rischio cardiovascolare dovuto dal colesterolo, dopo i 65 anni è identico per qualsiasi livello di colesterolo si abbia (Psaty BM et al, J Am Geriatr Soc. 2004 Oct;52(10):1639-47).
Per non dire che dal 1997 un lavoro pubblicato su Lancet da ricercatori olandesi aveva già definito, sulla stessa linea delle ricerche che oggi abbiamo discusso in questo articolo, che dopo gli 80 anni quanto più è elevato il livello di colesterolo e tanto meno si muore di cancro e di infezioni (Weverling-Rijnsburger AW et al, Lancet. 1997 Oct 18;350(9085):1119-23).
La domanda vera riguarda gli ottantenni che vedo nel nostro centro, con dolori muscolari indotti dalle statine, con difficoltà a muoversi e prescrizioni onnipresenti di preparati che oggi probabilmente non hanno più, a quell’età, nessuna utilità e che rischiano invece di provocare danni.
Continuiamo a stimolare i nostri pazienti a nutrirsi bene e vivere bene, trovando il giusto rapporto tra alimentazione e piacere e mantenendo sempre l’attività fisica.
Diffidando di chi voglia, anche dopo i 65 anni, obbligare il nostro organismo ad andare nella direzione sbagliata.