Fibromialgia e infiammazione
La fibromialgia è una situazione complessa, ma districabile. Nel centro SMA in cui lavoro, insieme al team medico ci occupiamo molto frequentemente di persone che soffrono di fibromialgia, e l’approccio usuale per affrontare questa condizione parte dalla valutazione della condizione infiammatoria e metabolica.
La maggior parte delle persone che ne soffre, arriva alla diagnosi dopo essere stata considerata “matta” o nevrotica da più di un medico. Ma le stesse persone che ne soffrono si trincerano spesso dietro ad una tematica psichica quando molta parte del loro disturbo ha anche una importante componente fisica. .
In molti casi capita che persone fibromialgiche si oppongano ad un cambiamento dietetico o al semplice fatto di provare a camminare, una volta supportate con i necessari prodotti che riducano i dolori e con la corretta impostazione nutrizionale, solo perché difendono, in un certo senso, il loro stato di “malati”.
Il primo passo è importante.
Ho visto così tante persone che soffrivano di fibromialgia iniziare un cambiamento di stile di vita e avviarsi verso la guarigione, che non posso che insistere, quando conosco una persona che ne soffre, nell’iniziare a fare quei passi che sono di fatto il simbolo del cambiamento in atto.
Oggi abbiamo dei dati che iniziano a diventare significativi anche sul piano scientifico. Basta pensare alla correlazione tra dolori articolari e muscolari e alimentazione che è ormai definita in modo certo, e che ha valore quando è personalizzata.
A fronte di una serie di dati che farebbe pensare alla fibromialgia come ad una forma difficilmente diagnosticabile, in realtà, grazie all’esperienza maturata con la valutazione personalizzata dei livelli di infiammazione (usando il test PerMè) stiamo scoprendo che spesso i valori di BAFF, di PAF e di Metilgliossale dei soggetti fibromialgici sono elevati, e che il miglioramento clinico corrisponde anche ad una riduzione di questi valori (leggi in questo senso l’articolo “Come sono guarita dalla fibromialgia: la mia storia“).
Questo dato ci conferma che lo studio dell’infiammazione da zuccheri e da alimenti, come per fenomeni parimenti gravi come l’artrite reumatoide o l’artrite psoriasica, può essere affrontato attraverso schemi dietetici personalizzati che aiutino ogni persona a riprendere in mano le redini del proprio destino anziché farsi guidare dalle situazioni esterne.
L’integrazione con olio di Perilla o vitamina D3 è un elemento importante nella gestione del processo di guarigione, ma il primo passo, attraverso la consapevolezza delle proprie azioni, è nel cambiamento alimentare che può guidare e accompagnare il recupero di un rapporto di amicizia con gli alimenti e del proprio benessere.