Confermata l’inefficacia della terapia eradicante dell’Helicobacter pylori nel paziente dispeptico
Allo studio canadese (Veldhuyzen van Zanten S et al., Am J Gastroenterol, 2003 Sep; 98:1963-9) hanno preso parte 157 pazienti con dolori epigastrici cronici o frequenti, senza evidenza di ulcera peptica e con test positivi per l’Helicobacter pylori.
Una parte dei pazienti è stata sottoposta al trattamento eradicante (riuscito nell’82% dei soggetti trattati con farmaci attivi), ma nell’anno seguente non si sono osservati miglioramenti di rilievo del disturbo dispeptico, né differenze nell’uso di farmaci antiacido.
Il secondo studio (Kearney DJ et al., Am J Gastroenterol, 2003 Sep; 98:1952-62) ha preso in considerazione 432 pazienti sotto trattamento con farmaci antiulcera anti H2 o inibitori anti pompa, risultati positivi a un test per l’Helicobacter pylori, con una storia di dispepsia o di ulcera peptica pregressa.
Tutti i pazienti sono stati trattati per l’eradicamento del l’Helicobacter pylori.
Nell’anno successivo, i costi per i medicinali e il costo totale per il trattamento della patologia gastrointestinale non hanno registrato nessuna riduzione significativa rispetto all’anno precedente.
Entrambi ribadiscono che l’effetto a distanza è assolutamente ininfluente, come già documentato da altri studi. In compenso, come illustrato da altri due studi riportati sullo stesso numero del JW, il trattamento eradicante dell’Helicobacter pylori non farebbe che amplificare il diverticolo successivo e la nascita di resistenza agli antibiotici.
Ci troviamo allora davanti a una forma di terapia che certamente favorisce l’uso dell’antibiotico e soprattutto l’impiego degli inibitori di pompa o degli anti H2, cioè farmaci che presentano numerosi rischi.
In particolare possono favorire l’insorgenza di allergie alimentari, e soprattutto la resistenza indotta alle diverse sostanze utilizzate per il trattamento (metronidazolo, amoxicillina, tetraciclina, claritromicina), sostanze che potrebbero poi risultare inefficaci in situazioni di rischio reale.
Di fronte a una dispepsia, le alternative sono veramente tante ed è un peccato che oggi appaia quasi obbligatorio per chiunque dover ricercare in tutti i modi possibili l’Helicobacter e poi affrontare un trattamento aggressivo, come se fosse l’unica via di cura.
Anche il reflusso gastroesofageo, la gastrite e l’ulcera, d’altra parte, sono forme patologiche che almeno in gran parte (se non del tutto) possono essere affrontate con successo mediante un riequilibrio vitale, comportamentale e, soprattutto, alimentare e nutrizionale.