Morbo di Crohn: l’alimentazione può essere d’aiuto?
DOMANDA
Buongiorno, sono un ragazzo di 21 anni che soffre di morbo di Crohn. Volevo sapere gli effetti che ha l’alimentazione su questa patologia, se occorre fare il test delle intolleranze e se ci sono cibi da evitare o cibi che aiutano a combattere l’infiammazione.Grazie in anticipo.
RISPOSTA
Gentilissimo Lettore,
il morbo di Crohn è una patologia molto complessa che deve essere affrontata con l’aiuto di un medico che sappia valutarne la gravità e le eventuali complicanze. Detto questo l’alimentazione riveste senza dubbio grande importanza nel trattamento del morbo di Crohn e in generale delle malattie infiammatorie intestinali.
Il primo passo da fare è sottoporsi a un test per la diagnosi delle eventuali allergie alimentari ritardate come potrebbe essere il RecallerProgram. Questo ti permetterà di conoscere gli alimenti a cui sei maggiormente sensibile e di impostare una dieta per il recupero della tolleranza e la riduzione dell’infiammazione da cibo. Nella stessa settimana si prevederanno dei giorni in cui astenersi dai cibi a cui si è risultati intolleranti e dei giorni in cui invece reintrodurli magari in piccole quantità con una modalità che rispecchia in tutto e per tutto lo svezzamento infantile.
In patologie come il morbo di Crohn la sintomatologia si manifesta al superamento di un livello di soglia. Con un’impostazione dietetica come quella appena descritta da un lato si diminuisce il livello di infiammazione riducendo l’assunzione dei cibi cui si è intolleranti mentre dall’altro, nei giorni di reintroduzione, si stimola l’organismo a recuperare la tolleranza nei confronti dei grandi gruppi alimenti a cui si è ipersensibili.
L’alimentazione non è naturalmente l’unico fattore che può influenzare i livelli di infiammazione. Le infezioni intestinali, una cattiva masticazione, l’utilizzo di bevande alcoliche o eccessivamente fredde, lo stress e le tensioni emotive, insieme tanti altri fattori, possono spingere i livelli di infiammazione oltre la soglia e scatenare la sintomatologia.
Questo è quello che spesso accade con l’utilizzo di grandi quantità di fibra ad esempio utilizzando molti vegetali crudi o i cereali integrali al posto di quelli raffinati. Le fibre possono essere immaginate come della sabbia che non viene digerita e che passa attraverso l’intestino irritandolo leggermente. Se il livello di infiammazione è appena al di sotto del livello di soglia anche questo minimo stimolo irritativo può essere sufficiente per superare il livello di guardia e scatenare la sintomatologia. Il problema però non è legato alle fibre, che anzi hanno un’azione di protezione intestinale e di prevenzione tumorale di grande importanza in tutte le patologie infiammatorie intestinali, ma allo stato all’infiammazione preesistente. Riducendo l’infiammazione si potrà gradualmente, magari sotto la guida di un medico o di un nutrizionista esperto, introdurre una maggior quantità di fibre senza alcun problema.
Oltre alla riduzione dell’infiammazione da cibo è importante modificare alcune abitudini. Ad esempio è indispensabile masticare con cura ogni singolo boccone. Il modo più semplice e pratico per ricordarsi si masticare è appoggiare la posata tra un boccone e l’altro riprendendola in mano solo dopo aver finito di masticare accuratamente quello che si sta mangiando. Inghiottire il cibo senza masticare non fa altro che rendere più difficile la digestione irritando l’intestino.
Tra le abitudini che tutti possono applicare c’è quella che nella nostra pratica clinica chiamiamo con il motto di “crudo, vivo e colorato” che significa mangiare un pezzetto di frutta o verdura non cotta e non condita prima di ogni pasto. Basta un morso di mela, un pezzo di carota, un pomodorino: l’importante è che sia qualcosa di crudo, vivo e vitale.
Nella colonna qui a destra sono riportati tutta una serie di articoli che trattano del possibile trattamento dietetico e naturale delle patologie infiammatorie intestinali. Rimandiamo a quelle pagine per tutti gli approfondimenti necessari.