L’attività fisica non fa perdere peso, ma fa dimagrire!
Recentemente è stato pubblicato su PeerJ un articolo, ripreso poi dai maggiori organi di informazione, circa la mancata associazione tra la variazione di peso e lo svolgimento di attività fisica nei soggetti presi in esame.
Lo studio ha come titolo (tradotto) “L’attività fisica misurata tramite accelerometro non è associata con un cambio del peso a due anni negli adulti di origine africana in cinque diverse popolazioni”, e già solo da qui si capisce il suo grande limite: l’articolo tratta di una popolazione specifica, che non corrisponde alla nostra, e NON parla di dimagrimento, ma solo di peso corporeo (e molto spesso, quando si tratta di incremento dell’attività fisica, le due realtà non coincidono per nulla).
Lo studio ha valutato 1944 soggetti, sia maschi che femmine, che al termine dei 3 anni di studio avevano almeno 1 anno di dati registrati (sia come BMI che come dati dell’accelerometro).
Sicuramente tra i punti di forza di questo studio vi è un campione abbastanza ampio, l’essere prospettico (quindi con dati “nuovi” e non rielaborati) e l’avere un tempo di osservazione sufficiente a valutare le variazioni di peso.
Le limitazioni però restano molteplici ed estremamente evidenti.
In primis i soggetti che hanno seguito modifiche nutrizionali volte alla perdita di peso appaiono essere stati esclusi dall’analisi (viene citato come escluso un soggetto che è riuscito a perdere “volontariamente” 36 kg) e l’associazione tra esercizio fisico e nutrizione è sinergica nell’ottenere una variazione della composizione corporea.
Secondo punto assolutamente non trascurabile è l’utilizzo del solo peso corporeo come indicatore. È la composizione corporea in termini di massa magra e massa grassa il dato più importante.
Valutando solo il peso si inserirebbe un bodybuilder nella categoria degli “obesi”, nonostante la sua percentuale di grasso corporeo sia estremamente bassa. Questa scelta lascia molto perplessi, specialmente alla luce del fatto che l’analisi della composizione corporea tramite bioimpedenziometria parrebbe essere stata effettuata, ma i dati non sono riportati nell’articolo.
Una mancata variazione di peso, ma un cambiamento di composizione corporea in termini di aumento della massa magra e riduzione della massa grassa ha un significato completamente diverso in termini di prevenzione dei rischi legati al sovrappeso ed all’obesità.
Di contro esistono numerosi studi a supporto dell’attività fisica come elemento chiave nella modificazione e trasformazione della composizione corporea.
Definire il “peso” non basta, ma serve capire come questo si distribuisce tra grasso, massa magra ed acqua! Un bodybuilder non è obeso ed un maratoneta non è denutrito, ma secondo il solo BMI (l’analisi che si limita a valutare peso e superficie corporea) sarebbero da inserire in quelle categorie.
Lo studio va interpretato come una provocazione per cui la sola attività fisica non sempre risulta essere sufficiente alla perdita di peso.
Ma abbiamo già visto come parlare di semplice peso corporeo non ha senso, e che la sinergia tra attività fisica e corretta alimentazione è lo strumento in grado di portare i maggiori benefici.
Un secondo insegnamento, questa volta di carattere generale, è quello di controllare sempre le fonti, e di valutare ognuna di queste con spirito critico.
Bibliografia essenziale